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MAPS TO THE STARS regia di David Cronenberg

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albert74     8½ / 10  21/09/2014 02:06:01Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
un film particolare, impegnato, certo non banale. La trama non inganni. non si tratta della vita di alcune persone ricche, non si tratta di delineare i loro pregi, i loro difetti, il loro modo di vivere, né l'atmosfera patinata, sfolgorante del mondo del cinema, delle ville di hollywood o dei personaggi che si celano dietro questo mondo plastificato.
E' qualcosa di più sottile. Cronenberg si focalizza su quello che c'è dietro alcuni personaggi. sugli incubi che popolano le loro vite. i personaggi però non sono gli attori ma gli attori sono gli incubi stessi, per così dire gli scheletri nell'armadio.
Ognuno ha le sue debolezze, ognuno ha i suoi scheletri che danzano una macabra danza che finisce per annullare le loro vite. diventano zombie in balia di un destino che non è poi tanto diverso se fossero stato poveri.
e qui è la complessità del film. non è un film sulla ricchezza e sull'ipocrisia ivi celata ma un film sulle debolezze umane, poco importa se sono ricchi e hanno dei soldi, alla fine ciò che conta è che sono deboli come tutti quanti.
la ricchezza non è nulla se non una facciata ma oltre la facciata c'è un ragazzino praticamente schizofrenico, in balia di droghe; una donna che è lo spettro di se stessa e che vede la madre morte; una ragazza, incendiaria, che si ripresenta nella vita del fratello, del padre, terapista e sconvolge le loro vite.
alla fine il tragico epilogo è l'unico possibile per un regista che mette in scena la necrofilia delle vite di queste persone, le loro miserie, le loro debolezze ma senza concentrarsi sulla narrazione né sul carattere dei personaggi ma sullo stato d'animo di ognuno di loro e di nessuno di loro. un cinema che è anticinema che non vuole essere solo una critica ad un mondo fittizio e solo apparentemente "ricco" ma anche alla pazzia che si cela in loro e - in quanto uomini - in noi. solo che in queste persone è ancora più accentuata e il dramma finale ne è la prova.
alla fine non si può fuggire dal proprio passato, dalla vecchiaia, dalla droga o dalla pazzia che alberga in noi.
naturalmente questa è solo una delle letture, la mia lettura. volendo ci si può trovare anche la satira, la presa in giro della ricchezza, la critica sociale di un mondo falso, di una città falsa, o le psicosi dei divi; una critica al cinema magari. una critica ad un cinema in cui il divo sprofonda in un universo di prozac, di tranquillanti e di morte.
Del resto siamo abbituati a vedere divi che si suicidano o che si lasciano andare. il denaro pare non bastare a dare la felicità ed è quasi un'ovvietà.
vedeteci quello che vi pare ma è questo il punto: in un grande film non c'è un significato ma molteplici, in un grande film ci sono diverse sfaccettature e qualcosa finisce sempre per sfuggire.
perché stiamo parlando di un film che non è ancora capolavoro ma ci si avvicina molto e merita sicuramente di essere rivisto, con calma, analizzando magari la poesia di Paul Eluard, chiave di volta di maps to the stars, quella libertà che, per il poeta surrealista, è scritta nell'infanzia, nei banchi di scuola, nei rifugi infranti, nei miracoli notturni ed - evidentemente - anche in questo film che devo dire mi sento di consigliare assolutamente.