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MAPS TO THE STARS regia di David Cronenberg

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     7½ / 10  05/12/2014 11:39:38Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Hollywood messa a nudo, dopo il giustamente bistrattato "Cosmopolis" David Cronenberg torna a livelli a lui più consoni, pur avendo ormai da tempo abbandonato il tema del body horror qui presente solo in isolate sfumature.
I personaggi presentati dal regista canadese potrebbero far pensare a banali clichè umani, in realtà attraverso la loro ricerca disperata di fama, successo e denaro, oltre che più marginalmente di affetto, si dipana una storia in cui l'assenza di originalità non è proprio di casa.
C'è l'attrice non più giovanissima ossessionata dal ricordo della madre, una misteriosa ragazza dalla pelle ustionata in più punti, un baby attore ricchissimo e viziato alle prese con dipendenze varie. Tre punti cardine intersecati con altre storie: quella di un autista di limousine aspirante non si sa bene cosa, quelle di un ciarlatano che si spaccia per santone, quelle di una mamma nevrotica ed affarista; il tutto per delineare un contesto di bassezza disarmante, un caos di personaggi e situazioni che l'oliatissima sceneggiatura accomuna in una reunion famigliare in cui la legge hollywoodiana non fa sconti: o si contribuisce al successo o si è fuori senza appello.
Un mondo asettico, privo di emozioni, in cui a spiccare sono l'ansia da prestazione e l'invidia; Cronenberg riferisce di una dimensione a parte in cui le mitizzate star hollywoodiane sguazzano, divertendosi poi a ridimensionarle spesso con fare sottile, ma anche perseguendo vie crudeli, complice la coraggiosa Julianne Moore impegnata in una scena che fa poco onore alla sua classe.
I vizi della mecca del cinema sono incarnati da figure in equilibrio precario: folli, mostruose o semplicemente "malate" come il mondo che le circonda. Detto della brava Moore un encomio va anche a Mia Wasikowska e Olivia Williams, perfetto trio di attrici che irride le discutibili scelte di cast maschili, con gli inebetiti Cusack e Pattinson surclassati dall'imberbe e non certo eccezionale Evan Bird.
"Maps of the stars" conferma un percorso professionale sempre più vario in cui è riscontrabile l'ossessione del regista per la mutazione, qui ovviamente contenutistica e non più fisica: si attendono con bramosia future trasformazioni.