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X-MEN - GIORNI DI UN FUTURO PASSATO regia di Bryan Singer

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Dom Cobb     7 / 10  22/05/2016 13:46:14Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
In un futuro apocalittico, dove i mutanti vengono decimati da letali macchine note come Sentinelle, un gruppo di superstiti attua un piano disperato: devono rimandare Wolverine indietro nel tempo, nel 1973, così che possa convincere il giovane professor Xavier a unire le forze con la sua nemesi Magneto e fermare Mistique prima che commetta un omicidio che provocherà la creazione delle temute macchine...
Tra alti e bassi, la saga sul grande schermo degli X-Men è riuscita a sopravvivere a cambi di regia, brusche svolte nella gestione dei vari personaggi con i numerosi spinoff e prequel, e ogni altro genere di problemi; questo Days of Future Past rappresenta, in quest'ambito, un'operazione più unica che rara, non priva di idee geniali nel modo in cui riesce a integrare il cast vecchio con quello nuovo, in modo da garantire una continuità con tutti i film precedenti e, allo stesso tempo, stabilirne una nuova grazie all'escamotage del viaggio nel tempo.
Ora, ricordo di essere rimasto colpito a suo tempo da alcuni aspetti della filmografia degli X-Men quando mi capitò di vederli per intero la prima volta, ma da allora la mia opinione al riguardo si è notevolmente raffreddata: se prima gli elementi più adulti come i temi del pregiudizio e un paio di scene legittimamente drammatiche mi sembravano il piatto forte di una saga più seria della norma nel suo genere, adesso hanno perso gran parte della loro efficacia per me, anche a fronte di una totale mancanza di sviluppo dei singoli personaggi, performance attoriali che, al netto di qualche eccezione, non sono niente di interessante, una lentezza esasperante nel ritmo e atmosfere così seriose da minare l'elemento più importante, il divertimento.
Per farla breve, faccio qui un breve riassunto delle mie opinioni su ciascuno dei film, avendo già scritto un commento ufficiale per loro che non posso cambiare.


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Detto questo, dico tranquillamente che questo sequel/prequel/reboot è forse il migliore della serie insieme al terzo, per il semplice fatto che, di tutti i film corali (quindi escludendo gli assoli di Wolverine, che sono quasi una categoria a sé stante), questo è il più completo. Ha una trama fluida, interpretazioni che si mantengono su buoni livelli, qualche momento divertente, un paio di scene d'azione ben realizzate e un ritmo tutto sommato accettabile. Possiede inoltre ciò che a molti degli altri film corali manca, ossia dei momenti per lasciare che i personaggi respirino, si sviluppino.
A beneficiare dell'evidente pazienza che Bryan Singer e Simon Kinberg hanno messo nella costruzione della storia sono soprattutto Wolverine, qui con un atteggiamento al limite del paterno che risulta un po' bizzarro, ma non sgradevole, e il giovane professor Xavier, che grazie al cielo qui ha qualcosa di molto simile a un arco narrativo nel modo in cui decide di svegliarsi dalla sua catatonia e riprendere in mano le redini della situazione.


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Tanto di cappello a James McAvoy, probabilmente il migliore di tutto il cast insieme a Michael Fassbender; di quest'ultimo posso soltanto dire che riesce a nobilitare un ruolo che in questo film non c'entra assolutamente niente con tutto il resto.


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Il film, inoltre, vanta anche la migliore sequenza in un cinecomic degli ultimi anni, quella ormai celeberrima con il giovane mutante Quicksilver, la cui capacità di muoversi a velocità incredibili viene esplorata nel migliore e più divertente dei modi. Una sequenza che vale da sola il prezzo del biglietto.
Detto questo, però, solo perché un film ha tutti gli ingredienti necessari per essere buono, questo non lo rende automaticamente grande; soprattutto quando alcuni difetti congeniti della serie cinematografica permangono. In questo caso, la regia si dimostra essere un'arma a doppio taglio: Singer è un ottimo mestierante, ma nel modo in cui realizza le varie scene manca totalmente l'energia a farle brillare di luce propria, la passione per investirle di un certo pathos emotivo. In altre parole, gli manca l'elemento umano, cosìcché anche le scene più drammatiche sembrano in qualche modo distaccate, e dunque non generano in me alcun coinvolgimento emotivo. Sembra tutto calcolato a tavolino, anziché fatto d'istinto; sembra fatto tutto con la testa, piuttosto che con il cuore.
In altre parole, l'esecuzione in generale risulta priva di emozione, motivo per cui non me la sento di osannare questo film, o qualsiasi altro film corale della serie, come fra i migliori del suo genere (Brett Ratner c'era andato vicino ad annullare quest'ostacolo in Conflitto Finale, ma appunto, solo vicino). Inoltre, ci sono altri elementi che mi impediscono di urlare al capolavoro, come la presenza di Jennifer Lawrence, attrice che odio, in un ruolo sempre più ampliato, o la mancanza di incisività di un villain potenzialmente buono.


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Infine, la mancanza di un certo grado di spettacolarità alle lunghe si fa sentire, rendendo il film più simile a una puntata estesa di una serie televisiva, e i tentativi per porre rimedio alla loro assenza risultano estremamente forzati.


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Ciò non toglie, comunque, che il finale risolve elegantemente tutte le questioni lasciate in sospeso, riuscendo ad ingraziarsi nuovamente i fan imbestialiti dalle aberrazioni che per me non hanno mai avuto luogo (ripeto, Conflitto Finale mi piace, e il film sulle origini di Wolverine faccio finta che non esista).
In definitiva, un decente film d'intrattenimento, anche se non grande, e di certo molto meglio di quanto una gigantesca richiesta di perdono ai fan (perché di questo si tratta) avrebbe dovuto essere.