caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

L'AMORE BUGIARDO - GONE GIRL regia di David Fincher

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
Giovans91     8½ / 10  05/01/2015 11:50:12Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Gone Girl, tratto dal romanzo di Gillian Flynn, è la nuova fatica di David Fincher. Un film che meriterebbe una profonda analisi più che una semplice recensione.
Gone Girl, si moltiplica e si articola su un'infinita serie di livelli, che si alternano, si incrociano e si sciolgono per le sue due ore e mezza di durata. Una stratificazione che si struttura, contenutisticamente, su una rappresentazione satirica ed ironica dell'assurdo sistema massmediale e del tipico atteggiamento americano (e ormai mondiale) che spettacolarizzano la vita, in particolar modo i fatti di cronaca nera, e su una profonda ed inquietante indagine psicologica e delle dinamiche dei rapporti umani.
Il film si muove su una frequente alternanza di generi, passando dal thriller alla commedia, dal dramma familiare al legal movie; ed infine, narrativamente, su un impianto circolare che gioca sul triplo binario flashback oggettivi-flashback soggettivi-racconto presente, mescolando sapientemente le carte.
Ci si trova quindi di fronte ad una materia cinematografica assai complessa. Fincher, con questo film, dà prova di un'impressionante maturità registico-autoriale. Il regista, anche grazie ad una sceneggiatura "ad orologeria" scritta dalla stessa autrice del romanzo da cui il film è tratto, costruisce un puzzle enigmatico ed angosciante i cui pezzi vengono man mano messi insieme in un turbine di eventi e rivelazioni senza sosta.
E' abbagliante osservare il modo in cui tutto ciò prenda vita sullo schermo in un solo film: Gone Girl è infatti un concerto in immagini in cui ogni strumento non sbaglia mai un'entrata. Un universo cinematografico unico, in cui tra l'altro si muovono alla perfezione i due protagonisti Ben Affleck e Rosamund Pike, entrambi capaci di muoversi, con un'estrema eleganza interpretativa, da un registro ad un altro misurando ogni sfumatura.
Guardando quest'ultimo pregevole lavoro di Fincher, si ha dunque la dimostrazione che il cinema può farsi arte pura. Un'arte che tiene incollati alla poltrona anche quando scorrono ormai i titoli di coda. Si vorrebbe rimanere in sala per goderne ancora.