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I SOPRAVVISSUTI - STAGIONE 1 regia di Pennant Roberts, Gerald Blake, Terence Williams, altri

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Invia una mail all'autore del commento NotoriousNiki     8½ / 10  14/01/2015 21:21:44Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Più moderna di quanto dica l'anno d'uscita, la snellezza della stagione, una dozzina di episodi che è il numero perfetto (salvo rari casi), un'ingenuità seriale contenuta, budget limitatissimi (e che saranno causa-effetto della deriva della serie, ma questo lo spiegherò più avanti), recitazione tutto sommato passabile, un buon ritmo: dinamica nella reazione all'improvviso evento - un virus non meglio specificato che stermina la popolazione mondiale - più sommessa e verbosa nell'analisi sociologica-antropologica della 2°parte della stagione e questa sarà la carta vincente della serie in generale.

Ciò che colpisce ad un occhio più smaliziato è come sia in grado di fissare degli obiettivi a lungo termine (la creazione di una comunità autosufficiente), nel breve periodo (la ricerca di Peter), e in particolare, saper costruire la verticalità della puntata introducendo specifichi personaggi, marginali e non, con lo scopo di raccontare il progressivo ristabilimento alla normalità post apocalisse, la difficile convivenza dell'eterogeneità umana, confluendo in riusciti ritratti sui temi coevi (ma che sono più che mai d'attualità): la pena di morte, la bigamia, la depressione e l'idealizzazione di un ruolo femminile impostato sulla leadership (quello che negli intenti doveva esserne Abby Grant).

In quegli anni spopolava 'Doctor Who' e la BBC affidò ad una delle sue costole la creazione di una nuova serie, Terry Nation si muove con pochissimo budget, tutto ciò che accade alla produzione a lungo andare è grottesco, spostamenti di location, 2 protagonisti su 3 mollano la serie, crisi di nervi portano le dimissioni di un altro attore, beghe che neanche Lynch dovette sopportare con la ABC.
La prima stagione è perfetta, a partire dalla location britannica con relativo clima che aderisce alla condizione di solitudine su cui è impostata la narrazione, la dilatazione dei tempi, la casualità che porterà all'incontro tra i 3 protagonisti, la riuscita tridimensionalità di ognuno di loro 3, i personaggi secondari apparentemente fugaci ma che puntualmente ritorneranno, l'avvento di una sorte di colonnello con ambizioni di nuovo governo fondato sulla legge marziale che Robert Kirkman definirebbe 'Governatore' e della quale egli stesso può definirsi debitore della serie benché alla trasposizione del suo fumetto non gli riuscirà mai l'analiticità sulla condizione dell'uomo, non sarà mai in grado di spostare il livello su un tono più alto, concettuale, e quando ci prova lo fa goffamente ingolfandola di retorica, tutto questo a 'Survivors' 40 anni prima riesce e tremendamente bene, finchè il giocattolo non si ruppe.