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PRIMA CHE SIA NOTTE regia di Julian Schnabel

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     4 / 10  22/10/2006 22:41:32Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Un vero e proprio caso di cecità culturale che all'edizione della Mostra del Cinema del 2000 ha trovato i giurati assegnare ben due premi al pessimo (e sottoscrivo) film di Schnabel.
"Before night falls" rappresenta tutto cio' che non dovrebbe mai essere un certo tipo di cinema (un biopic?) convenzionalità a josa e ambizioni quasi mai (salvo rari casi) felicemente compiute.
Peccato, perchè promette bene, molto bene, ma è questione di pochi minuti (l'incontro toccante di Reynaldo con il padre sconosciuto).
Poi, un bazar del peggior cinema latino, voci fuori campo, danze, canti cubani, la rivoluzione Castrista, il Che, fotografia che sembra lo spot del caffè che si vede in tv (ma era il brasile, così mi informa qualcuno).
In pratica, un perfetto depliant turistico di Cuba. E poi? Poi altri film in uno, che tocca davvero in fondo nelle immagini in prigioni (con un Depp militare che tormenta e tenta di sedurre il protagonista, davvero ai minimi storici una specie di macchietta) e un corpo - quello di Reynaldo - che si aggira tra la vita spicciola borghese (non se la passava tanto male in fondo) e bei ragazzi.
Sembra piu' Henry Miller che un sopravvissuto alla rivoluzione.
Schnabel, chissà perchè, non riesce a sottrarre al personaggio un velo di insolente antipatia, e l'interpretazione di Bardem (tutto dannazione e sottrazione, quasi intento nel suo scopo di commuovere comunque) non fa che incentivare questa brutta sensazione.
Quanto alla persecuzione, puo' la fonte riabilitare chi vive nel disprezzo della legalità (per fini egocentrici) la propria ricerca interiore? Direi di no.
Ma è una biografia, e allora tutto cambia vero?
E' sconcertante che l'esilio del protagonista arrivi a copiare (male) lo splendido e incompreso "Arizona dream" di Kusturika (c'era Depp anche lì, lo so, ma almeno la sua presenza aveva un senso).
A tratti, un film inguardabile nella sua precisa vocazione a indulgere nel dolore.
Cultura come icona sovversiva contro il Regime?
Ma ecco l'ultima tappa del film: si arriva alla terra dei sogni, l'America.
Comprensibili le intenzioni di Schnabel, ma per me ha già superato il livello di guardia.
Un fiore avvizzito che trova l'epilogo dove aveva cercato la libertà. Con buona pace delle rivoluzioni buone e cattive presunte,
Invia una mail all'autore del commento polamidone  16/11/2010 15:53:22Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
il pezzo dove il militare mette la pistola in bocca ad arenas ricorda fortemente "un chant d'amour" lungometraggio (unico) di jean genet del 1951 relegato a porno (ma che porno non è mai stato) fino a 15 anni fa
shineonthepiper  28/10/2006 10:11:34Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
l'ho guardato l'altra notte, l'avevo registrato mesi fa, mi pare in giugno, attirato dal bellissimo film precedente di Schnabel "Basquiat". Mi ha fatto talmente schifo che non sono neanche riuscito a finirlo. Mi è piaciuto fino a quando da bambino scende dal carretto di Sean Penn, il dopo è invedibile, non si capisce dove voglia andare a parare.
Invia una mail all'autore del commento kowalsky  28/10/2006 14:16:39Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Infatti è proprio così... direi che i primi fotogrammi fanno ben sperare, ma poi... è un polpettone mascherato da film d'autore