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TABU' - GOHATTO regia di Nagisa Oshima

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     9 / 10  08/01/2007 23:40:03Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il corpo e la mente non possono costituire la rigorosità dell'obbedienza, in parole povere.
Verrebbe da pensare al grandissimo Oshima, capace di realizzare un capolavoro (sottoscrivo!) come questo, l'ennesimo della sua lunga carriera, in sedia a rotelle (per le cattive condizioni di salute).
ll suo cinema è, da sempre, ossessionato dal limite che si pone tra il rispetto delle regole vigenti e la forma di adesione delle stesse in una repressa dissacrazione corporale (come del resto nel celebre "L'impero dei sensi").
Il corpo che diventa rito (cfr. "la cerimonia", 1973) e si lascia sottrarre dallo sguardo ludico di un desiderio atto a soddisfarlo.
Laddove la società - come ammette l'autore - crea un regime militar-cameratesco (i samurai della scuola Shingengumi, in questo caso) l'unicum di un solo sesso atto alla disciplina delle guerre, l'attrazione diventa una forma di complicità che nessuna geisha riuscirà a frenare o dividere.
La stessa verità applicata a ogni tipo di coercizione militante di ogni tempo luogo ed epoca: l'azione qui si svolge alla fine del 19' sec.

Ora è facile prevedere il turbamento davanti a un Sozaburo Zano (il bellissimo ed efebico Ryuhei Maisuda) che sembra riportare in auge il climax letterario di Melville ("billy budd il marinaio"), ovvero una società che lontana dalle nostre comuni o atipiche attrazioni non è.
C'è poi quella dimensione naturalistica quasi atta a voler sconfiggere quel titolo ("tabu'") attraverso un'attrazione fagocitata in un contesto di cuore orgoglio rispetto morte sopraffazione violenza vendetta.

E' un film senza tempo preciso: bellissimo, poetico, struggente e persino epico: indimenticabile Beat Takashi (Kitano) quando recide un albero con la spada, trafiggendo l'unica ragione di vita dopo una scia di sangue (la morte è bellezza?).

Equivoco oh sì tremendamente: potrebbe essere un peplum americano su di uno schiavo che rifiuta di uccidere l'amato nello stesso istante in cui accetta il sacrificio della morte, ma questa è soprattutto, si dice, una storia di Samurai...

Film irrinunciabile, perchè affida al pensiero e alla narrazione la summa verbale dei desideri

Al grandioso Kitano (capitano Thosizo) è affidato l'epilogo, ovvero la fine di una crudele favola, con la morte vicina alla piu' torbida e iconoclasta delle passioni