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TABU' - GOHATTO regia di Nagisa Oshima

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amterme63     8½ / 10  31/05/2014 15:03:09Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Opera di grande suggestione, incentrata come Furyo sulla lotta interiore fra regola e istinto e come Furyo ambientata in un ambiente militare esclusivamente maschile, dove l'elemento perturbante è costituito dall'istinto amoroso (in entrambi i casi di natura omosessuale). C'è poi il tema della perversione, dell'elemento estremo, identificato anche qui con il "male", cioè con il desiderio di morte. E' forse questo l'elemento più destabilizzante (come ne "L'impero dei sensi"), quello che cerca di prendere il sopravvento e che non può che condurre all'(auto)distruzione, più o meno voluta, più o meno cercata.
Un'altra peculiarità di "Gohatto" è il fatto che non interessa rilevare l'origine di questo istinto, né di spiegarlo, ma mostrare come questo influenzi e coinvolta tutti, volenti o nolenti. Chi più, chi meno, tutti noi portiamo dentro di noi il seme, la presenza del "male", del perturbante, dell'estremo.
I protagonisti del film sono due: Kano, un ragazzo dalle fattezze dolci ed effeminate ma forte con la spada, dal carattere duro e deciso e che nasconde tendenze strane (lo strano abbinamento omosessualità passiva - gusto di uccidere); e il tenente impersonato da Takeshi Kitano, il personaggio che funge da "osservante", da raciocinante, il quale "vede" o cerca di vedere nell'animo delle persone, cerca di capire, si pone domande, scava nei recessi del proprio e dell'animo altrui, arrivando a conclusioni anche scomode e sorprendenti.
L'omosessualità è vista non in maniera isterica (come nella tradizione occidentale) ma come elemento naturale di cui tenere conto.
Come in tutti i film di Oshima, anche qui si cerca di distanziare lo spettatore dai personaggi e dalla vicenda. Infatti si introducono didascalie (una voce off nella versione italiana) in cui si spiegano i contesti e si presenta la vicenda come se fosse un fatto di cronaca. In questa maniera si induce a osservare in modo spassionato e a ragionare sopra ciò che viene mostrato.
Il film è pieno di scene con duelli alla spada, ma la modalità con cui vengono presentate non è quella di fare spettacolo o intrattenere, ma sostanzialmente quella di rivelare attraverso la sfida la psiche dei personaggi (e infatti tutte le volte il tenente trae conclusioni caratteriali: "sì, sono innamorati" ... "cos'è che l'ha spinto a iscriversi alla Shinsen-gumi?")
Lo scavo psicologico, l'impatto del rimosso sono il vero tema del film, che culmina in un finale di una suggestione e di un'espressività (in bilico fra reale e immaginato) veramente particolare e efficace.
Il messaggio è che nonostante le nostre affermazioni e le nostre volontà, nessuno è esente dal "vizio" (in questo caso l'omosessualità).
Come in "Furyo", anche qui l'ultima inquadratura ha valore altamente simbolico e riassume un po' il senso del film, la necessità (secondo il punto di vista del raziocinante) di estirpare il perturbante, il distruttivo, anche se ha le forme dolci e fresche di un giovane o di un albero in fiore.