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PRISON BREAK - STAGIONE 2 regia di Michael Watkins, Brad Turner, Randall Zisk, Robert Mandel, Jace Alexander, altri

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Invia una mail all'autore del commento NotoriousNiki     7 / 10  04/06/2014 16:01:02Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Stagione che si apre in media res, esattamente dove era terminata la prima, gli 8 fuggitivi braccati divisi in 4 gruppi, il gruppone Michael, Lincoln, Sucre, C-Note e Abruzzi con la polizia e le guardie carcerarie (capitanate da Bellik) alle costole prima che subentri l'FBI, Apolskis abbandonato dal gruppo, T-Bag con la mano amputata in fuga tra i boschi, 'Haywire' il cui destino sarà l'ultimo ad essere svelato, si fa la conoscenza dell'uomo incaricato a stanarli, Mahone, controverso, l'antagonista della stagione fino a quando non verrà palesata la cupola. Primo episodio che serve anche per troncare definitivamente Veronica ormai divenuta superflua ai fini della storyline.
Il titolo della serie inizia ad essere fuori luogo, ma non importa, gli sceneggiatori alimentano queste 6-7 storyline paratattiche in maniera esemplare, en plein air, la suspance è enorme, carica di quella tensione che ci ha regalato la season final della 1°, stagione che purtroppo volge verso un anticlimax, dopo la prima manciata di 7-8 puntate, convergendo nuovamente i fuggitivi si perde molto di quel pathos iniziale, scade anche l'empatia con i personaggi che vengono mano a mano eliminati, destinati ad aumentare la credibilità di Mahone, a 'pusharlo', sopravvivono giustappunto la cricca vicina ai 2 fratelli.
Tecnicamente si sopportano i ritmi lunghi finchè c'è la necessità di saltare da una situazione all'altra, nel momento in cui le fazioni confluiscono, il tutto inizia a storpiare, uno dei grossi difetti già intravisti dagli albori è la mancanza di spessore, personaggi che non hanno un background profondo (anche ricorrere saltuariamente ai flashback serve a poco), dialoghi banali che cozzano con una recitazione scialba (se poi come guest assumi Holly Valance, allora dillo, te la vai a cercare), purtroppo è labile il confine quando i ritmi sono così celeri, le sequenze non durano più di 1 minuto e mezzo, tra un '24' e un action a buon mercato, '24' nel suo essere sopra le righe, nel suo essere stancamente reiterato, aveva una buona scrittura, Prison Break ambisce a farne un '24', a ritrasmetterne il modus operandi, ma con troppi cliché, la politica non ha quella forte intelaiatura, far emergere un complotto attraverso la complessità della trama, tipo il colpevolmente sottovalutato 'Rubicon', la scrittura sembra indirizzarsi verso un pubblico non troppo ricercato, lo spettatore occasionale, che venga soddisfatto con gli espedienti narrativi di facile presa, un buon colpo di scena (ma qui diventano inflazionati) e meno verbosità.