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IL MONDO FINO IN FONDO regia di Alessandro Lunardelli

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amterme63     4 / 10  04/05/2014 21:56:50Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Purtroppo un altro film che rivela lo stato comatoso in cui versa gran parte del genere commedia in Italia. Il problema principale è secondo me il fatto che non si cerca di ritagliare personaggi completi e approfonditi; si rimane assolutamente troppo in superficie. In questi film non si ha a che fare con persone in carne in ossa, ma con dei tipi (in " Il mondo fino in fondo " abbiamo il tipo del giovane piccolo imprenditore arricchito un po' rozzotto, ignorante, dai comportamenti standard, con un fratello gay represso altrettando standard e altrettando ignorante, ingenuo e coglioncello). Le storie raccontate sono per lo più altamente improbabili, con qualche meta esotica, con i personaggi di tipologia opposta - spesso stranieri - altrettanto tipizzati e prevedibili. Insomma stereotipi a go-go.
La sceneggiatura di "Il mondo fino in fondo" fa acqua da tutte le parti: i concetti di tempo e spazio sono relativi e nonostante i protagonisti si spostino fra Italia, Spagna, Cile e Patagonia (mete si badi non programmate) sono sempre freschi, con i loro abiti adatti al luogo e alla stagione, non fanno una piega. Sempre poi con quell'aria stordita, da italiano beota che non si rende conto del luogo in cui si trova, della sua storia, della lingua, della cultura, se non in maniera assolutamente superficiale.
Nel film si parla di ecologia, di omosessualità, di rimosso politico cileno, di incomprensione e incomunicabilità familiare, ma tutto questo in maniera accennata, frettolosa, superficiale. Come accennate, frettolose e superficiali sono tutte le scene. C'è poi lo stile di ripresa alla Dardenne, con la mdp a mano che traballa spesso ma senza costrutto, dando sinceramente fastidio.
Manca del tutto il pathos, i sentimenti sono enunciati ma assolutamente non trasmessi. Non si riesce a capire come faccia quell'attaccabrighe, perdigiorno, farfallone cileno (tra l'altro per nulla avvenente) a fare breccia nel cuore dell'ingenuo e sprovveduto Davide e in quello della sicura e attiva Ana. Mah, poteri del cinema!.
I dialoghi poi sono di una banalità unica, con interiezioni a base di "che c.azzo fai" accompagnate subito dopo da massime di alta saggezza esistenzialista. Ovviamente non poteva mancare la lacrima e la riconciliazione finale.
Stendiamo un velo pietoso sulla recitazione. Del resto con dei personaggi-stereotipo così poco sviluppati e spiegati, un attore fa fatica a dare loro un'impronta personale coerente.
Non ho capito se l'intento del regista-sceneggiatore (è la stessa persona) fosse quello di mostrare volutamente il profondo degrado esistenziale e culturale dell'attuale società italiana (in tante scene che si svolgono in Spagna e in Cile mi sono letteralmente vergognato di essere italiano, se questi devono essere gli italiani); probabilmente voleva solo far divertire in maniera ironica e leggera. So solo che a me ha trasmesso solo tanta pena.