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STATION AGENT regia di Tom McCarthy

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Beefheart     6½ / 10  03/06/2007 10:06:56Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Discreta commedia esistenziale, dignitosa, quasi poetica e mai disperata, che racconta la storia di tre personaggi, ognuno dei quali, per un motivo o per l'altro, emarginato e disadattato. Un nano solitario appassionato di treni, una donna che ha perso il figlio ed un uomo, "prigioniero" del padre malato da accudire e di un'esistenza vuota, si ritrovano, per caso, nella provincia campagnola del New Jersey, a condividere la consapevolezza delle amarezze presenti e passate, alla ricerca della serenità che possa mitigare la loro solitudine. Dopo una fase di faticoso assestamento i tre riescono a trovare il giusto equilibrio, vicendevolmente compensativo. Buon esempio di cinema indipendente che, senza troppe pretese, si rivela piacevole grazie all'efficacia nel comunicare la tangibile difficoltà esistenziale che nasce da una sorta di diffidenza biunivoca tra ambiente ed individuo. Ambedue le parti sembrano reciprocamente restie a concedersi. Il personaggio principale, il nano Finbar, è condizionato da un'intera vita da "diverso" che lo ha cresciuto ai margini di una società sempre abbastanza becera, rendendolo schivo e taciturno. L'ambiente che lo circonda è altrettanto silenzioso e atono, non immediatamente facile e confidenziale, scosso solo dal passaggio del treno o dal disagio di altre "anime solitarie". Il quadretto è composto da una felice scelta della location e da una buona caratterizzazione dei personaggi. Tre soggetti molto diversi, accomunati da un destino che li inchioda ad una realtà ingenerosa e limitante, che passeggiano e meditano lungo il "diritto di passaggio" della rotaia che serpentina tra boschi, fiumi e piccoli centri abitati. Una degna fotografia completa l'opera di valorizzazione degli scenari, mentre purtroppo, a livello di sceneggiatura, non mancano forzature e banalizzazioni. Buona l'interpretazione del cast; su tutti Peter Dinklage nel ruolo di Finbar.