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LA SIGNORA DI SHANGHAI regia di Orson Welles

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elio91     8 / 10  21/12/2010 16:29:43Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Se si parla di Orson Welles si parla di uno dei più grandi artisti di sempre,ma anche del più grande rammarico della storia del cinema; purtroppo è così,e non sapremmo mai cosa avrebbe potuto combinare con l'appoggio degli studios,budget almeno sufficienti e completa libertà artistica. Però quello che ci ha lasciato pur se spesso incompiuto è di una potenza sbalorditiva sublime sotto tutti gli aspetti.
Anche La signora di Shanghai ha avuto i suoi grossi problemi di tagli e distribuzione: si parla di una versione voluta da Welles della durata di due ore e mezza accorciate poi a nemmeno 90 minuti,di musiche sempre non scelte dal regista. Inutile dire che in un film così assurdo nel plot e nello stile visivo barocco un certo effetto deleterio queste scelte lo compiono,lasciando difatti un risultato finale non proprio omogeneo.
La trama è un esagerazione continua,fatta di intrecci amorosi e d'affari che si riesce a seguire con scioltezza fino alla seconda metà del film ma poi tutto diventa assurdo e confuso,si perdono passaggi importanti oppure vengono completamente saltati e si assiste ad un mezzo delirio in cui Welles gioca a fare il ciarlatano e l'artista. Basta assistere a due scene per rendersene conto,cioè il processo e il finale tra gli specchi: la prima è degna di una commedia con i personaggi che diventano buffoni,nella seconda tutti i nodi vengono al pettine con delle immagini suggestive che giocano con gli specchi,da annoverarsi tra le più famose di sempre. Davvero è difficile capire cosa Welles avrebbe fatto con la sua "versione",ma affrontare un noir in questa maniera giocando con elementi caratteristici del cinema (e pure della vita vera) è quantomeno ammirevole. La Hayworth diventa una femme fatale irriconoscibile coi capelli tagliati e biondi ma sempre dalla bellezza magnetica,pur se resa più umana rispetto al prototipo della donna traditrice (ma rimane sempre una traditrice). Welles si allontana dal tipico personaggio forte e furbo per interpretare un ingenuo romantico,anche lui magnetico con la sua prova attoriale e la voce fuori campo spesso presente.
Assurdo come sia rimasto congelato per due anni perché il capo della Columbia fu scioccato dal cambiamento apportato alla Hayworth.


In mezzo ad esagerazioni varie e passaggi non chiarissimi,il semplice (si fa per dire) senso finale de La Signora di Shanghai ce lo dice Michael O'Hara in una famosissima battuta:

"Sentite: un giorno, lungo le coste del Brasile, vidi l'oceano così pieno di sangue da sembrare quasi nero, mentre il sole tramontava in un cielo di fuoco. Ci ancorammo a Fortaleza, e alcuni di noi presero le lenze per pescare. Fui il primo ad afferrare qualcosa: era un pescecane, e poi ne venne un altro, e poi un altro ancora. In un momento, tutto il mare era pieno di pescicani, e ne venivano sempre altri, l'acqua ne era coperta. Quando il mio pescecane poté liberarsi dall'amo, aveva una larga ferita dalla quale perdeva sangue in abbondanza, e forse l'odore del sangue eccitò gli altri. Cominciarono a divorarsi fra di loro... e persino a mordere se stessi. Si sentiva nell'aria la follia del sangue che saliva fino a noi: un cupo alito di morte gravava tutt'intorno. Non ho visto mai cosa più orrenda, prima del picnic di questa sera... E badate bene, neanche uno dei pescicani di quel groviglio in furia sopravvisse."