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FANNY & ALEXANDER regia di Ingmar Bergman

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Beefheart     8½ / 10  17/09/2007 12:05:40Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Le fissazioni di Bergman raccolte in una storia familiare, con una moltitudine di personaggi, ambientata ad Uppsala, Svezia, durante un periodo natalizio, ad inizio secolo scorso. Nello specifico la famiglia si chiama Ekdahl, raccoglie al suo interno generazioni di artisti di teatro e ne possiede e dirige uno. A questo nucleo, costituito dalla vedova capostipite Elena e dalle famiglie acquisite dei suoi tre figli maschi Oscar, GustavAdolf e Carl, se ne aggiungono altri due: la famiglia dell'antiquario ebreo Jack Jacobi, amante ed amico di vecchia data di Elena Ekdahl, e quella del vescovo Edward Vergerus che dopo la morte di Oscar Ekdahl ne sposerà la vedova. In questo quadro d'insieme, trattando, come al solito, gli argomenti più cari al regista come la centralità dell'arte teatrale, l'ingombranza e l'oppressività della rigidità religiosa, la morte ineluttabile quanto indesiderata, prendono forma vicende che variano dal comico, al drammatico, al sovrannaturale, al grottesco. Si perchè stavolta Bergman, nel suo lucido delirio, ci propina con sorprendente disinvoltura figure decisamente insolite come un ermafrodita dai poteri paranormali, una mummia fosforescente, un elegante fantasma in completo bianco che veglia sui parenti viventi e tutta una serie di fatti annessi, a volte non troppo chiari, nè immediati, da prendere letteralmente per "buoni". Eccezionali gli interni nei quali si svolgono i fatti, perfettamente illuminati e fotografati, se pur in modi rispettivamente diversi: casa Ekdahl è sfarzosa, elegante, ricca di drappeggi e velluti, tendente al porpora, piuttosto ombrosa se non per la calda luce delle candele, abitata da personaggi molto vivi e da un inoffensivo fatasma; oltre ad apparire accolgiente può rammentare la villa di "Sussurri e grida". Casa Jacobi è un vero e proprio dedalo di corridoi e scaffali che sfuggono alla luce e raccolgono chincaglierie ed oggetti di tutti i tipi provenienti chissà quando e da dove. Tra le sue stanze vivono un paio tra i personaggi più particolari ed imprevedibili dell'intero film, che in un modo o nell'altro contribuiscono a generare inquietudine nonostante la loro accezione positiva e mi riferisco al vecchio Jack Jacobi ed al figlio Ismael, perennemente confinato nella sua stanza in quanto non esattamente normale e potenzialmente pericoloso. Infine casa Vergerus, irriducibile roccaforte del cattolicesimo più intransigente, abitata dal vescovo che vive con madre, sorella e servette, appare principalmente vuota, spoglia, minimalista, dai muri spessi, ma molto luminosa, a dispetto della cupa occlusione mentale dei suoi abitanti. Una commedia un po pretenziosa che comprende dramma, sentimento, ironia, gogliardia, liturgia, fantastico e paranormale. L'intero, nutritissimo, cast fornisce una prova magistrale, a partire dai due giovani protagonisti sino ai più veterani del gruppo. Un buon film, a mio avviso minato dall'eccessiva inspiegabilità di alcuni passaggi troppo fumosi, ma senz'altro meritevole.