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IL PENSIONANTE regia di Alfred Hitchcock

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Godbluff2     8 / 10  29/04/2022 18:45:12Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Un filmone, un po' per la gradevolezza del film in se e un po' per l'importanza storica e le innovazioni (o meglio, le "definizioni") tecniche e narrative che si porta dietro. "The Lodger" è il secondo film in assoluto diretto da Hitchcock dopo "The Pleasure Garden" (escludendo un paio di pellicole andate perdute) ma lo stesso Alfred lo definì "il primo vero film di Hitchcock" e ne andava ragionevolmente orgoglioso.
Questo film definisce la grammatica del genere thriller e definisce più nello specifico molto del futuro cinema di Alfred Hitchcock, è inoltre invecchiato molto meglio rispetto ad alcuni dei film sonori diretti da Hitch negli anni '30 (tratto a mio avviso estendibile ad una dialettica più ampia tra cinema muto degli anni '20, che aveva ormai raggiunto vette tecniche ed espressive altissime e una piena sicurezza nei propri mezzi e il primo decennio di cinema sonoro che nel complesso ha avuto una comprensibile fase di assestamento con alcuni-non tutti certo-prodotti invecchiati così e così) ed è figlio, oltre che di un cineasta straordinario per idee e capacità tecniche, degli ultimi gloriosi e splendenti anni del cinema muto.
L'uso dei giochi di luce e ombre nella fotografia e l'utilizzo dell'ambiente e delle scenografie (soprattutto scale, scale e scale da varie angolazioni e i nebbiosi esterni delle strade londinesi) attraverso sapienti scelte delle inquadrature fungono da propulsore per la creazione dell'atmosfera nella quale dovrà immergersi facilmente lo spettatore, una lezione imparata sul campo dall'Espressionismo tedesco nelle persone dei massimi artisti di cinema mondiale dell'epoca, Murnau e Lang, ma rivisitata con personalità da maestro assoluto e con idee e stile tutti suoi, nonostante i nemmeno trent'anni di età.
Naturalmente è anche con la narrazione che Hitchcock stabilisce le regole del suo cinema, che in tantissimi seguiranno e/o ammireranno nel tempo. Una storia semplice, raccontata con meccanismi narrativi il più diretti e comprensibili possibili, quasi definibili banali, dove ogni sviluppo di trama, ogni tratto caratteriale dei personaggi è perfettamente definito dalla sequenze di inquadrature, un primo piano, un gioco di sguardi, un raccordo. E questo senza togliersi il gusto di portare sempre lo spettatore nella direzione sbagliata, naturalmente.
Nella semplicità del racconto, lo sguardo di Hitchcock inventa meraviglie per rendere ogni meccanismo di trama, ogni aggiunta di caratterizzazione di un personaggio, ogni sviluppo di una situazione, tanto virtuosistico e bello a vedersi quanto del tutto comprensibile, senza il parlato, attraverso la pura immagine. L'inquadratura angolata dal basso verso l'alto che, attraverso l'effetto speciale dato da un pavimento trasparente, mostra allo spettatore la camminata ossessiva di Ivor Novello al piano di sopra, "vista" mentalmente anche dagli altri personaggi che ovviamente ne odono solo il rumore, è puro genio.
A costo di diventare didascalico Hitchcock bombarda lo spettatore ossessivamente e in maniera non solo narrativa ma "atmosferica", per creare il giusto "mood" di tensione e attesa, anche con le didascalie quasi onomatopeiche di inizio film (ad esempio "MURDER!" facendo lampeggiare come una didascalia ossessiva e strillata da uno strillone invisibile quelli che sarebbero i titoloni dei giornali) un'altra invenzione visiva dannatamente efficace.
La regia di Hitchcock è così efficace da permettergli ulteriori innovazioni espressive: c'è un flashback che viene mostrato senza sfumati o filtri che permettano di comprendere il salto temporale nel passato, tecniche tipicamente in uso all'epoca; Hitchcock lo annuncia solo con un paio di dissolvenze, per il resto il flashback è identico visivamente alla narrazione nel presente, eppure è così chiaro ed evidente il passaggio che nessuno spettatore dell'epoca credo possa aver avuto problemi e la narrazione si mantiene così perfettamente liscia e funzionale.
La semplice trama, molto lineare, contiene in se molti dei temi che resteranno cari a Hitchcock: l'inganno allo spettatore (il McGuffin) che qui


Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER e come sempre rimane preso per il naso, tutto felice. Le false apparenze, gli inganni nascosti in quella che sembra la "verità", la pericolosità dei giudizi nati da paura o pregiudizio, l'innocente ingiustamente accusato, la love-story passionale che vede oltre il sospetto altrui, persino qualche gustoso tocco di humor, soprattutto con i genitori della protagonista femminile. I trucchi del maestro sono già in tavola, insomma e pronti per essere serviti, caldi e gustosi.
Di grande impatto anche

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER; qui Hitchcock gestisce il meccanismo narrativo della tensione in maniera strepitosa, ed è una scena molto bella, molto forte. Lieto fine facilone e consolatorio, altro tratto comune a parecchi film successivi del regista.
Da notare come aiuto regista Alma Reville, signora Hitchcock e collaboratrice fissa di lì a pochissimo, mentre l'importante lavoro alla fotografia è merito di Gaetano Ventimiglia (già direttore della fotografia di "Pleasure Garden") e Hal Young.
"The Lodger" è uno dei film fondamentali nella filmografia di Hitchcock, l'inizio di un percorso lunghissimo, che ha attraversato sei decenni di storia del cinema, affrontando degli ovvi bassi ma toccando più volte vette altissime. Da qui è cominciato davvero tutto e non ho dubbi nel definirlo uno dei film più validi e affascinanti del suo periodo inglese.