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OMICIDIO! regia di Alfred Hitchcock

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Godbluff2     7½ / 10  28/03/2023 21:12:11Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
In ogni film è sempre una delizia cercare e trovare le tante invenzioni e il fiume di idee di regia e di narrazione che immancabilmente Alfred Hitchcock spargeva in praticamente ogni suo film, al di la che questo fosse più o meno valido (di solito era "più", ovviamente); il suo genio nel creare la narrazione del film, nel dispiegarla davanti agli occhi dello spettatore in modo tanto efficace e universale attraverso l'intuizione visiva e l'uso tanto acuto del mezzo cinematografico più che per mezzo della sceneggiatura ha avuto pochi eguali nella storia del cinema.
Anche "Murder!" non fa eccezione: Hitchcock sfrutta la macchina da presa e l'intuizione visiva per plasmare la narrazione, per sviluppare la storia e dare tutte le informazioni necessarie allo spettatore (emblematica la sequenza dell'ombra del cappio che, stacco dopo stacco, alternata alle inquadrature di lei che cammina ansiosa per la cella, sale sempre di più sul muro, completando la figura del patibolo che attende la condannata, sempre più vicino, dando il senso del tempo che scorre e dell'imminente tragedia, con la sola immagine Hitchcock ci dice tutto ciò che deve dire mettendo al centro la forza e la bellezza estetica ed emotiva del cinema); Hitchcock ha fatto sua la lezione tedesca del decennio precedente, ha conservato quell'idea di cinema, mettendola in pratica con le proprie intuizioni e la propria padronanza tecnico-narrativa. L'esposizione di fatti e personaggi nella sequenza introduttiva è praticamente perfetta, con la messa in scena, l'illuminazione, la scenografia che ancora mi riportano in mente le atmosfere dell'Espressionismo. Narrativamente, quel prologo è perfetto.
Ecco, ci sono tante piccole perle così sparse per il film, che pure non è perfetto. "Murder!" è uno dei primi film sonori di un regista che si, aveva subito capito perfettamente come utilizzare il sonoro per i suoi scopi (qui utilizza la voce-pensiero per esplicitare allo spettatore il flusso di ragionamenti del protagonista) ma è un film che allo stesso tempo soffre di quelle insicurezze, tecniche ed espressive, che il cinema stava affrontando negli anni "di passaggio" tra un modo d'essere e l'altro.
Nel bene e nel male Hitchcock sperimenta sempre (ha provato-disse a Truffaut nella loro fondamentale intervista-chiacchierata-a fare improvvisare i dialoghi agli attori, del tutto incapaci di affrontare quella forma di recitazione, andò malissimo), affronta tematiche coraggiose (il film "nasconde" una tematica omosessuale che nel 1930 in Inghilterra non era da tutti provare ad esprimere in un proprio film) e trasforma in un laboratorio di cinema un film che avrebbe di base-e in parte conserva-un'impostazione molto teatrale, ed è legato a doppio filo al tema del teatro e della simulazione per tutto il tempo, in modo molto interessante, con tanto di sequenza chiave con citazione shakespeariana-amletica e di sipario che si chiude sul film nell'ultima inquadratura.
Visto in originale, l'insicurezza del primo sonoro si avverte tutta e se Herbert Marshall si dimostra adeguato al nuovo stile di recitazione, Norah Baring è abbastanza inascoltabile e spesso i dialoghi tra i personaggi appaiono un po' stentati, farraginosi nella naturalezza.
Ma Hitchcock era uno che già giocava e costruiva splendidamente con il sonoro, nella scena allo specchio con il monologo interiore c'è l'accompagnamento dell'orchestra, registrata proprio sul momento dal vivo (per via dell'impossibilità di montare la traccia sonora successivamente) e l'effetto è comunque convincente.
Pur non seguendo lo schema narrativo favorito da Hitchcock (è un "whodunit" un indagine per scoprire il vero colpevole, del tutto ignoto anche agli spettatori e non segue il meccanismo della suspence) per me resta uno dei suoi film più riusciti e interessanti del periodo inglese, imperfetto ma pieno di gioielli di grande creatività da parte di uno che aveva l'occhio del Genio, lo sappiamo bene.