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L'UOMO IN PIU' regia di Paolo Sorrentino

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K.S.T.D.E.D.     7½ / 10  25/09/2007 14:15:33Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Lo si capisce fin dalle prime sequenze quando storie e stati d’animo un regista li sa raccontare; è di altrettanto immediata comprensione che Sorrentino sia uno di loro.
In questa pellicola, come nella successiva e più famosa, co-protagonisti, insieme ai personaggi, sono le loro stesse emozioni, tanto che più importante del cosa loro fanno, come agiscono è il cosa loro provano. S. è in grado di descrivere e dare visibilità a quel “cosa” ed è questo il motivo primario, a mio avviso, per cui “riuscito” è tra i primi termini che viene in mente dopo aver visto un suo film, che sì, può anche non piacere, ma al quale non si può negare il raggiungimento del proprio obiettivo.
SPOILER:
Quanto detto, ovviamente, vale anche per “L’uomo in più” che non parla dell’incontro tra le vite di due perdenti, ma dell’incontro tra la vita di un perdente e la vita di un vincente, sebbene provato e reo di essersi in gran parte distrutto, comunque un vincente. L’uno non ce la fa, l’altro si, e, quest’ultimo, oltre ad occuparsi di sé, si occupa anche della memoria dell’omonimo, troppo debole per riuscire a riscattare da solo la propria persona.
E’ necessario, nella vita, non rinunciare mai a se stessi ed esser capaci di ridere, ridere di gusto, anche solo per l’unica cosa che ci è rimasta (benché futile, come saper cucinare il pesce da D.io), anche se si è dietro le sbarre, perché “uagliò, la vita.. iè ‘na strunzat”.