caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

COLD IN JULY regia di Jim Mickle

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     7½ / 10  01/10/2015 11:24:48Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
E' passato parecchio da quando lessi "Freddo a Luglio", romanzo del grande Joe R. Lansdale portato sullo schermo dal lanciatissimo Jim Mickle, immancabilmente coadiuvato dal sodale di lungo corso Nick Damici (co-sceneggiatore e attore nei panni del Tenente Price).
Nonostante i ricordi appannati posso affermare con certezza una forte, e di conseguenza soddisfacente, aderenza al materiale originale. Manca un pizzico di violenza, le battute e i dialoghi sono meno folgoranti, il carisma dei personaggi è un attimo depotenziato, ma la pellicola riesce comunque a ritrarre il Texas moderno come descritto dal buon J.R, ovvero una landa civilizzata solo a parole, in realtà ancora brutale e dedita a barbarie d'ogni genere.
Mickle caratterizza bene un luogo quasi alieno agli Stati Uniti stessi, dove riecheggiano ancora le memorie degli assassini, degli antieroi e delle vittime della frontiera; il vecchio west vive ancora sotto mentite spoglie. Il progresso non ha annichilito la prepotenza e la ferocia, solo un senso di giustizia in grado di trasformare in impavido paladino il tremante uomo comune può riportare la quiete.
Richard Dane è uno dei tanti, timido corniciaio che per errore una notte ammazza un ladruncolo. La polizia indaga sino a confermare l'ipotesi della legittima difesa, ma ben presto appare il padre della vittima affamato di giustizia; ovviamente non di quella reclamata attraverso le comuni vie legali.
Sembrerebbe un thriller come tanti, con una minaccia quasi soprannaturale ad incombere sulla tipica felice famigliola borghese, ma non è così. Le carte in tavola cambiano velocemente secondo gli eccentrici schemi narrativi di Lansdale sempre in perfetto equilibrio tra leggerezza e tematiche crepuscolari. Cambi di registro e colpi di scena a getto continuo conducono in un luogo oscuro a contatto con morti di inenarrabile crudeltà. Ed è qui che scatta il senso del dovere, il richiamo a riparare ciò che -anche per proprie colpe- si è corrotto per sempre, con un'amplificazione drammaturgica nel rapporto tra il legame padre/figlio.
Come vecchi ranger o pistoleri male in arnese, i protagonisti decidono di mettere fino allo scempio seguendo una propria etica giustizialista. L'ironia compenetra il dramma sino alla catartica sparatoria finale. La resa dei conti richiama ancora una volta i migliori passaggi del cinematografia western, in cui più che Michael C. Hall (costretto a recitare in sottrazione) a tenere banco sono il dolente e laconico Sam Shepard e il tamarissimo ed esuberante Don Johnson, stereotipo vivente del texano tipo nei panni di Jim Bob Luke, detective sui generis più volte presente negli scritti di Lansdale.
Note di merito per la soundtrack tra inquietanti sinth in stile Carpenter e scanzonati motivetti rock e pop risalenti all'epoca dei fatti (siamo sul finire degli anni '80).
Lansdale se affidato a buone mani conferma di essere scrittore che ben si presta alla trasposizione cinematografica, s'era già intuito con lavori minori come "Bubba Ho-Tep" e "Panico sulla montagna", la consacrazione definitiva arriva con "Cold in July".