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IL CASO PARADINE regia di Alfred Hitchcock

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     8 / 10  06/05/2005 19:34:04Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
(Londra... non molto tempo fa)
Uno dei film più incompresi di Hitchcock. E invece è un'opera di grande interesse visivo teologico psicologico e persino "spirituale". Con un sarcasmo senza precedenti, Hitch si beffa dell'alta società, mostrano - nell'arco di pochi minuti - prima la ricca protagonista nella sua fastosa dimora, e poco dopo consegnata alle maglie della giustizia mentre si aprono porte e serrature di un lugubre carcere. Hitch e il suo personalissimo
"giudizio universale" : tutto nel lasso di un breve tempo, fra l'altro filtrato da un prologo che sembra già aver sondato il tempo in precedenza. Ha un respiro classico, il film, da pamphlet giudiziario, ma in realta' è davvero ben poco tradizionale. Il tempo sonda un crimine già in atto, e Lady Paradine osserva il ritratto del marito scomparso come se tutto fosse già scritto. Hitch ha creato un dipinto apparentemente incompiuto, ma ha preteso di farlo così. La storia, dunque, inizia abbastanza insolitamente come se esistesse già un primo, inesistente film. Poi, è un film di donne (e mariti), anche contro chi lo accusa da sempre di misoginia. Donne che esibiscono gioielli, che parlano dei rispettivi consorti, lo status che ingloba l'eterea e dolce Ann Todd nella Grande Famiglia della Giustizia. Di cui fanno parte un giudice abbietto e laido come Laughton - magistrale emblema dell'assolutismo giuridico e della più indomita crudeltà - e la moglie tuttavia idealista ("sì ho pietà. E chi se lo merita più di una donna che ha peccato?") o delusa ("intelligente...anche mio marito lo è ma non è che mi diverta"). Ma presto il film prende una piega ben diversa: la requisitoria da trail-movie è un pretesto, fin quando che si racconta l'esplorazione di un moderno Adamo tentato dalla "sua" Eva. Frutto proibito di una femminilità altera e raggelante, un'Alida Valli d'oltreoceano nel suo breve esilio hollywoodiano (non infelice come si disse allora), che finalmente si prende la sua bella rivincita davanti alle tante lacrimose vittime designate dei film precedenti girati in Italia (quelli che "parlano al vostro cuore" coniava uno slogan). A modo suo è perfetta, non filtra altra emozione che l'abuso del fascino di sè come strumento tentatore. Ma non c'è moralismo in Hitch, ma la consapevolezza di un dramma comune a molti uomini tentati dalla bellezza altrui: l'imputata diventa ossessione e immagine perenne, davanti a cui l'integrità morale del brillante avvocato Peck subisce- per sua stessa ammissione -una discesa negli inferi e la caduta definitiva dei vivi sui morti, la fine ineluttabile del finto "paradiso terrestre" dell'innocenza presunta. Nonostante la vischiosa relazione del personaggio Lefevre - personaggio infelice del film di cui Hitch sembra volersi liberare - lo spettatore finisce per parteggiare per entrambi i "contendenti", strumenti di diverso ceto sociale e natura della stessa tentazione carnale (è abilissimo e spietato il modo in cui Hitch sa quanto le donne abbiano il potere di mettere l'uno contro l'altro soprattutto nei contesti previsti dalla storia) Insolito del resto è anche l'epilogo: Eva svanisce nel nulla e il suo destino è segnato, mentre Adamo è condannato a vivere e redimere quanto puo' la sua debolezza. Uno dei temi prediletti di Hitch: la colpa non è soltanto quella dei presunti rei ma anche di chi - presunibilmente - offende la sua dignità.
Forse solo Hugo nella letteratura è riuscito a dar vita a una giustizia implacabile e repellente quanto quella del giudice impersonato da un Laughton tanto inquietante quanto indimenticabile
Invia una mail all'autore del commento wega  05/03/2008 13:37:31Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Naturalmente interessante, non ho letto alcun particolare messaggio teologico e morale, se non di scetticismo a grandi linee di Hitchcock del sistema giudiziario in sè, come del resto ne aveva per le forze dell'ordine, ma ho difeso questo film, rispondendo a tutti praticamente, perchè credo sia invece un film riuscitissimo, se lo dovessi collocare tra i suoi minori, lo indicherei come il meglio del peggio, ma il punto è che lo collocherei tra i meno meglio dei migliori.
Invia una mail all'autore del commento kowalsky  05/03/2008 22:26:57Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
E' un pò quello che si dice di "La congiura degli innocenti", altro film superbo ma non proprio tra i must assoluti del regista
Invia una mail all'autore del commento wega  06/03/2008 09:37:39Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ahia,io invece quello non l'ho apprezzato più di tanto, lo dovrò rivedere.