Poco da discutere. Un vecchio esperto regista nel corpo di un 25enne. Un trio di attori superbo, con un'alchimia che si vede al massimo 3/4 volte l'anno. Una storia semplicissima e potentissima allo stesso tempo. Un rapporto tra madre e figlio senza barriere o freni, dove un attacco può trasformarsi in una difesa, un abbraccio in uno strangolamento, un insulto in un bacio, un sogno in un crollo. Io ho amato Diane, perché le sue reazioni a ogni notizia negativa erano con il sorriso, come se fosse solo questione di tempo e se lo aspettasse, una maschera pronta da indossare per dimostrare a se stessa e agli altri la sua incredibile forza. Ho amato il suo Impressionante, Indimenticabile, Meraviglioso sfogo di spalle. Ho amato Kyla perché nasconde una sofferenza enorme, perché fatica a parlare ma non a entrare nel cuore, interpretata da un'attrice che non fa pensare alla finzione in un solo secondo. Per me la migliore in assoluto. Ho amato e odiato Steve, trasportato dall'uragano che è. Ho amato Dolan, perché ha palesato che il talento non ha età. Ha dimostrato che il prendere spunti quà e là (ad esempio da "La 25a Ora") non è dannoso per il cinema, anzi, ci regala una scena sublime che ha come unico e insignificante ostacolo la sua prevedibilità. Intuiamo che sia un sogno, che quella vita normale non può essere vera, le frasi iniziali che fanno riferimento alla legge S-14 devono pur servire a qualcosa e il destino di Steve ci si deve per forza scontrare. Ma ovviamente la chicca di Mommy è nello schermo legato ai personaggi come rappresentazione della felicità. La prima modifica è da antologia. Vite tormentate, oppresse e schiacciate da un formato 1:1, in un mondo senza speranza che può andare avanti solo grazie a chi spera. Diane lo fa, contro ogni logica.
Un attimo. C'è un pazzo biondo che prova a scappare. Ma dove crede di andare!?
Caro Uskebasi, la fuga non può che essere lo schermo nero, 16:9 per eccellenza. L'unica vera liberazione per quell'anima tormentatissima è (non può che essere) la sua morte. Complimenti per il tuo bellissimo commento: hai tratteggiato questo densissimo film in maniera praticamente perfetta.
-Uskebasi- 12/01/2015 11:54:38 » Rispondi Non mi distruggere così la speranza. So che quello che dici è vero, però sognare non costa nulla, ed è un po' la condizione di Diane. Ma se l'unica possibilità di schermo in 16:9 consiste nella liberazione definitiva, allora morte sia.
LukeMC67 12/01/2015 17:27:02 » Rispondi Beh, lo schermo nero è per eccellenza il massimo della libertà e del formato possibili perché ci puoi proiettare di tutto. Forse in questo senso Dolan ci trasmette una speranza: come dice Stefano nella sua recensione, è l'"atto artistico-creativo in sé" a rappresentare la libertà assoluta. In tale atto può ascriversi qualunque finale, compreso l'apparentemente peggiore... ma è davvero tale?