caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

SIN CITY regia di Frank Miller, Robert Rodriguez

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
amterme63     6 / 10  09/07/2011 12:17:15Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Se visto dal punto di vista del puro divertimento, “Sin City” è un film che può piacere, soprattutto a chi è appassionato del mondo dei fumetti. E’ anche molto interessante ed efficace la particolare tecnica visiva impiegata. Direi che da questo punto di vista è un esperimento riuscito. La stilizzazione scenografica e ambientale è infatti assai funzionale allo spirito della storia, dandole la giusta atmosfera.
Il film però si ferma qui, ai pregi tecnici e recitativi. Il resto è una riproposizione manierizzata e decadente di stereotipi e tipologie usate, riusate, strasfruttate. Non bisogna farsi fuorviare dal contenuto estremo e violento, dall’aspetto esteriore apparentemente anticonvenzionale delle storie; le tipologie caratteriali, i meccanismi narrativi, la logica dei valori in gioco (lotta bene-male) sono più o meno le stesse dei film di cassetta “politically correct”, tipo quelli di Spielberg. Semplicemente i termini in gioco vengono rivisti e a volte rovesciati (dalla parte del “bene” ci stanno categorie - vedi prostitute, avventurieri, spogliarelliste - che in un film vecchio stile starebbero dalla parte del male e viceversa nel male assoluto ci sono categorie che in passato avrebbero rappresentato il bene - polizia, politici, legge, famiglia) ma il trattamento è il medesimo (l’eroe è forte, duro, deciso, non ha paura, è scaltro, audace, corre pericoli gravissimi, è sempre sul punto di cedere o morire, viene ferito e sembra sconfitto, ma poi viene sempre baciato dalla fortuna o salvato dal sempre presente trucchetto dell’ultimo secondo). Lo svolgimento finisce per apparire in tutti gli episodi come già previsto e prevedibile.
Del resto il formalismo, la stilizzazione è l’anima di questo film. L’intenzione è infatti quella di creare una specie di canone del genere pulp, di portarne le caratteristiche a essere evidenti, a diventare l’oggetto unico della rappresentazione, a essere in qualche maniera celebrate.
Il Pulp è per sua natura vampiresco, vive appropriandosi e rielaborando forme altrui. Ricicla schemi, forme e rappresentazioni di forte impatto violento ed estremo con il solo scopo di intrattenere lo spettatore annoiato e in cerca di forti emozioni. E’ costretto sempre a superare se stesso, ad andare sempre oltre, se vuole raggiungere tutte le volte lo scopo prefissato. Il tutto si riduce quindi a un discorso di forme e meccanismi atte ingenerare emozioni estreme e a suscitare identificazione e ammirazione per l’eroe/i. Per questo “Sin City” è un’opera molto formalista, manierista e stilizzata. Non c’è assolutamente alcun briciolo di realismo, persino dal punto di vista esistenziale. Tutto è idealizzato, filtrato da schemi. Non c’è storia, sviluppo, rimando. Tutto è fisso e cristallizzato in ruoli.
Stranamente questo film mi ha fatto venire in mente il cinema americano degli anni 40-50. L’atmosfera chiusa, artificiosa di “Sin City” mi ha ricordato i film che si svolgevano interamente in uno studio, riproducendo in maniera fittizia ambienti esterni. Anche i film di quel periodo seguivano uno schema ben preciso e prefissato, in cui si stava attenti a lasciare fuori ciò che era sconveniente e proibito. In “Sin City” lo schema si rovescia, si sta assolutamente attenti a non far entrare qualcosa di umanamente normale o regolare, tutto deve essere rigorosamente estremo, sconveniente, macabro, sadico, cattivo. Nondimeno esiste un bene e un male ben delineati, anche se non si distinguono più per i mezzi usati. Uno schema formale rovesciato, ma sempre di schema formale si tratta.
Intrattenimento, divertimento, distrazione, evasione e basta? Sì e no. Sì perché formalmente e contenutisticamente lo è, no perché nella società in cui viviamo l’intrattenimento è diventato il principale mezzo con cui si diffondono valori etici e sociali. Questi film qualche effetto collaterale lo hanno. Ad esempio creano abitudine e assuefazione alle storture sociali e interesse morboso verso ciò che è estremo. Contribuiscono a far perdere la nozione di contesto, di causa-effetto. Il mondo, l’essere umano viene visto come fisso, ineluttabile, guasto e negativo di suo. Non c’è nulla da fare, non vale la pena occuparsene, l’unica cosa da fare è vivere la propria vita in maniera individualista e chiusa, autodifendersi e fregarsene, non occuparsi del mondo esterno irrimediabilmente guasto e corrotto. I rapporti interpersonali (al di là della ristrettissima cerchia delle persone a cui si tiene) valgono poi solo per il taglio estremo che prendono. “Sin City” asseconda e diffonde in qualche maniera (anche se indirettamente) questo atteggiamento.