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A PROVA DI ERRORE (1964) regia di Sidney Lumet

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Lucignolo90     9½ / 10  17/04/2013 21:15:29Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Un film enorme, uno dei migliori fantapolitici di sempre. Eh si che Lumet è un maestro ma qui si supera e ci regala uno dei migliori film nella sua cinquantennale carriera.

In breve, dopo un avvistamento di routine di un oggetto non identificato, la base operativa americana ordina ai proprio bombardieri di prendere le posizioni d'attacco in direzione Urss, temendo possa trattarsi di un missile sovietico. L'oggetto però si rivela essere un semplice aereo di linea in avaria e quindi si dà il contrordine agli aerei di ritornare in stato di normale pattugliamento.
Per un tragico gioco del destino però, un malfunzionamento fà recepire al display di bordo di un'unità il codice d'attacco con bersaglio Mosca e contemporaneamente il segnale radio salta, rendendo impossibili le comunicazioni con questo gruppetto di aerei che, ad ordine ricevuto, si dirigono verso la capitale russa per bombardarla.
E' una disperata lotta al tempo per fermarli ad ogni costo, toccherà al Presidente degli Stati Uniti stesso dirigere le operazioni di questa situazione sul filo del rasoio.

La premessa è quella di un film sulla guerra fredda fredda in pieno stile Dr. Stranamore (tanto che Kubrick intentò invano una causa per plagio), in questo caso però Lumet ripulisce il film dalla satira al vetriolo del film di Kubrick e lascia spazio a un vero e proprio thriller angosciante non solo per le dinamiche della vicenda ma per il significato di fondo del film che, sopratutto in quegli anni, è un pugno nello stomaco a tutti i guerrafondai e ci mette di fronte a quali inenarrabili stragi potrebbe causare una guerra termonucleare e a riflettere sul fatto che l'uomo "sta costruendo macchine di guerra più veloci di quanto possa guidare", la ricerca spasmodica di essere detentore di armi sempre più mortali senza contare che si mette in pericolo l'esistenza stessa dell'intero pianeta terra oramai.
Figure come quella di Walter Matthau (lo scienziato politico favorevole a una guerra atomica, se pur con bersagli esclusivamente militari) rappresentano alla perfezione la bieca figura dell'uomo senza scrupoli, abituato a vivere come un calcolatore, fregandosene delle eventuali perdite umane che lui considera come "necessarie". Di contro il generale Black, conscio dell'irrefrenabile escalation che si stà scatenando in questa corsa agli armamenti e che vorrebbe evitare la guerra piuttosto che limitarla, vuole fare leva sul senso civico della gente e sull'umanità e il rispetto che ognuno di noi dovrebbe concedere agli altri, indipendentemente dal credo politico o dalla vicinanza.
Henry Fonda è il Presidente, ed è eccezionale come sempre (e a fargli da traduttore nelle comunicazioni col Cremlino un giovane Larry Hagman, il JR di Dallas, bravissimo).

Ultima menzione da riservare assolutamente a Sidney Lumet che si dimostra ancora una volta come un regista di talento inarrivabile, tra i più bravi di tutti i tempi. Un film di tale potenza e limitata varietà di luoghi girato praticamente tutto in 4-5 interni diversi, con sporadiche riprese aeree che dovrebbero essere filmati di repertorio. Insomma un film fatto con poco. Ma da questo poco il regista riesce a tirar fuori una suspance nei dialoghi sempre più serrati (un paio di scene su tutte: quella del discorso su carcerati-bibliotecari di Matthau e quella del primo congresso in presenza del ministro della difesa sono da ANTOLOGIA del cinema assoluto), una tensione crescente fatta di primi piani di volti imperlati sempre più frequenti che prendono il posto delle prime scene quando la situazione è sotto controllo, dove invece si preferiscono i campi larghi e le panoramiche selle sale. Il finale poi è agghiacciante ed è destinati a tormentarvi per parecchie ore dopo la visione, ed è di incredibile coraggio fare un finale del genere, in America, in quegli anni, e probabilmente lo sarebbe ancora oggi. Da brividi.

C'è poco da fare: questo uomo è un genio e tirare fuori film di tale insopprimibile tensione con una manciata di attori e qualche location con riprese fisse: l'aveva fatto ne La parola ai giurati, lo farà ne quel pomeriggio di un giorno da cani, e lo fà in questo, e il risultato è incredibile, e questo film nel confronto col Dr. Stranamore stesso non ne esce per niente sconfitto, anche se preferire il film di Kubrick non è per nulla uno scandalo, ma parliamo di 2 gemme di film, sia ben chiaro.

Da vedere assolutamente.