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THE BABADOOK regia di Jennifer Kent

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Invia una mail all'autore del commento Ødiø Pµrø     8 / 10  17/03/2015 17:50:49Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Personalmente non sono troppo d'accordo con quanto ho sentito finora: la vera carta vincente di The Babadook, ciò che lo rende così potente e incisivo, secondo me è il montaggio.
Tutti gli altri aspetti non sono nulla di particolarmente travolgente; soggetto, messa in scena, la pur splendida fotografia, il simbolismo imperante sono tutte cose adoperate sì sapientemente ma nulla per cui esagitarsi, a mio modesto parere. La sua forza è il riuscire a non richiamare troppo la sensazione di déjà vu pur essendo una commistione di (quasi) tutto ciò che di buono è/stato il cinema di genere: da Aronofsky a Kubrick, a Bava, a Polanski, a Mamma ho perso l'aereo, con anche spruzzate di quasi un secolo fa e low budget-style sparso.

Sono quasi certo che gran parte dell'entusiasmo che ruota attorno a questa pellicola - come spesso avviene in casi come questo, quando si grida al miracolo visto il panorama generale - sia dovuto più al fatto che, mentre robaccia come Ouija o il remake di Carrie ottiene una sovraesposizione pubblicitaria vergognosa, questo sia ancora misconosciuto, nonostante stia fortunatamente guadagnando terreno grazie a numerosi premi e nominations ricevuti. Ma sapete, ormai è pacifico come nella maggior parte dei casi sia così: parliamo di un horror non propriamente detto, non è convenzionale, è criptico* ed è perciò logico non sia sufficientemente commerciale da poter ricevere la meritata attenzione. Anzi, spesso spero che certi lavori non arrivino in Italia, dato che la probabilità che ricevano maltrattamenti cretini dal grande pubblico è parecchio alta.

Comunque sia NON È UN HORROR SOPRANNATURALE, come ho letto sbandierare da qualche parte, e la ritengo un'asserzione abbastanza assurda. È un film dell'orrore in senso lato, mentale, profondamente intimista. È puramente una discesa nell'oblio della psiche e della coscienza di una donna disperata ed estremamente frustrata, vessata dal suo passato che si ripercuote in continuazione sul presente, senza lasciarle scampo. Ed infatti, proprio in virtù dell'impossibilità di liberarsi completamente del male in seno ("If it's in a word, or it's in a look, you can't rid of the Babadook") sarà costretta a raggiungere un compromesso, per salvare se stessa e chi ama, almeno in parte, almeno per il momento: questo è il vero salto di qualità del film (ed una concezione che mi riguarda molto da vicino) senza il quale, onestamente, non sarei andato oltre il 6½.

*Neanche tanto criptico alla fine, poiché mi pare non ci sia molto spazio per le interpretazioni: trovo sia tutto piuttosto evidente e anche ben spiegato dalla stessa Kent - qui sia regista che sceneggiatrice; sarà per questo che si avverte quanto il film sia muliebre - dove il tutto vada a parare, è un percorso psicologico molto più lineare di quanto non appaia e di cui vengono forniti tutti gli elementi per la comprensione completa e senza dubbi.
Per chi non fosse convinto, è sufficiente si guardi Monster, un suo corto in b/n di cui un'altra donna australiana s'innamorò e grazie al quale decise di metterle in mano due milioni così da sviluppare la piccola perla in questione. Stiamo parlando del 2-10% del budget di una normale schifezza o anche prodotto discreto che ci ritroviamo periodicamente in sala, non credo occorra dire altro.

La cosa che ha veramente sorpreso me è l'allucinante bravura della protagonista (e il marmocchio non è proprio da meno), Essie Davis. Piccola chicca: colei è nata in Tasmania.. coincidenza o segno del destino?
carsit  18/03/2015 18:57:16Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Son contento quando leggo commenti intelligenti su un film intelligente.
Dissento su una cosa: l'essenza del film è quasi rivoluzionaria per certi versi.
Ma non tanto per l'originalità, bensì perchè è stato dimenticato ( in mezzo alla miriade di horror) il fatto che l'empatia psicologica con i protagonisti può far provare terrore.
Questo film provoca i brividi nei piccoli gesti, nelle abitudini che piano piano vengono abbandonate mentre il dolore soggioga la mente delle persone.
Il finale, con un minimo di attenzione, risulta semplice, ma dà un insegnamento morale molto forte allo spettatore.
E siccome ho perso un genitore, la visione di un film di questo genere mi ha coinvolto ancora di più.
Avercene di film di questo livello.
Condivido appieno l'idea che il pubblico italiano ( culturalmente scarso in ambito horror) non sappia apprezzare il film ed esca dalla sala senza neanche aver guardato quello che si è appena visto.

Invia una mail all'autore del commento Ødiø Pµrø  18/03/2015 22:26:34Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Sono onorato della tua considerazione, ti ringrazio. Solitamente sono molto più laconico, specie se un film mi piace, preferisco consigliarlo come mi viene sul momento (talvolta esagerando senza riuscire senza farmi capire troppo, come per esempio con Inception) senza soffermarmi tanto a descriverne pregi e picchi; ma in questo caso ho voluto esprimere in maniera più ampia ciò che ho provato perché è un'opera che vale davvero e il cui valore temo sia facile venga preso sottogamba molto facilmente. Specie, come hai appunto detto, sul significato che vuole trasmettere.
Grazie anche per lo spunto di riflessione sul perché abbia un che di rivoluzionario, è un'ottica a cui prima non avevo badato.
E molto bella la tua chiosa, che probabilmente andrebbe incorniciata come monito per chi si avvicina a certe pellicole con troppa, o comunque sia fuori luogo, superficialità. Mi è bastato sentire accostamenti a un "ennesimo boogeyman" per rimanere come il Caino dello scultore Vidal.
Invia una mail all'autore del commento Ødiø Pµrø  18/03/2015 22:28:43Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
(ecco, appunto) senza riuscire a* farmi capire