kowalsky 8 / 10 07/10/2014 01:35:21 » Rispondi Ad occhi chiusi mi domando se per caso non ho sottovalutato le ottime intenzioni di "Senza nessuna pietà" tralasciando la qualità per questioni... di pancia. Ma pure con "Perez" potrei sbagliarmi, eppure quei difetti di forma certe forzature mi sembrano ancora più indicative, certamente un film ambiguo, ma è l'ambiguità psicologica che gioca un ruolo davvero favorevole allo sviluppo narrativo del film. Sono rimasto scosso e coinvolto così tanto non solo dalla storia, ma dall'amarezza impetuosa che traspare, anche quando momenti quasi grotteschi vorrebbero far sorridere (e invece no, la sequenza dei tori è abissale nella sua potenza visiva e morale, e racconta quanto crudele può essere l'apparente debolezza del protagonista). "Perez" è, insieme al grandioso affresco filosofico su Leopardi di Martone, il film italiano più importante e affascinante dell'anno. La sua comunicativa ha forse il torto di rendere intriganti anche personalità meschine, come quella di un mafioso pentito di giustizia ineffabile nel suo rigoroso cinismo. Zingaretti anima un personaggio votato all'autodistruzione, al nichilismo, catapultato in un'amarezza professionale che si riversa nella dimensione domestica (v. il rapporto con la figlia), a tratti persino ridondante nella sua negatività. Io l'ho trovato memorabile, come del resto tutto il film di De Angelis, dal referente letterario a nervi scoperti, girato magistralmente come pochi film italiani sanno (ancora) fare. Nessuna concezione all'autoreferenzialità e alla catarsi burocrate di molto cinema volonteroso ma irrisolto di casa nostra, tutt'altro. Qui qualcosa "resta" e farebbero bene a scoprirlo tutti coloro che cercano emozioni forti solo nel cinema americano