Altro film fintissimo a cui però si vuole bene. C'è dell'originalità nel riscrivere il mito del lupo mannaro cercando di renderlo più reale, facendo della maledizione una malattia, che altera, che modifica, ma non trasforma nella celebre bestia antropomorfizzata, bensì in un uomo incàzzato come una bestia. A tal proposito, la scelta dell'attore (che poi attore non è, visto che era il suo primo e forse ultimo film) è azzeccatissima. L'energumeno Brian Scott O'Connor è una calamita per gli occhi, riempie lo schermo con le sue titaniche e carismatiche dimensioni, e per questo ritengo che il suo personaggio, seppur in un ruolo centrale, sia stato poco sfruttato. Grazie a lui il compromesso della non-mutazione funziona benissimo, Talan Gwynek ha mani, bocca e occhi grandi, non solo per Cappuccetto Rosso. Dilania con un solo tocco le sue vittime, uomini che sembrano fatti di crema grazie agli effetti speciali che si riallacciano all'inizio del commento, sono tra il finto e il bello. Senza il bello invece le azioni della polizia, specie quando si trascinano dietro avvocatessa e i suoi collaboratori in pericolose operazioni.