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METALHEAD regia di Ragnar Bragason

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     7 / 10  18/03/2015 13:07:31Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Per la giovane Hera la morte del fratello sembra segnare un punto di non ritorno. La volontà di rimanere attaccata al ricordo, sempre più flebile dopo quel maledetto giorno in cui uno stupido incidente se l'è portato via, la spinge ad assumere l'identità del defunto, indossandone gli abiti e soprattutto sposandone la grande passione per la musica metal.
Ambientato negli sterminati spazi mozzafiato dell'Islanda "Metalhead" esplicita mai banalmente il dolore adolescenziale, oltre a quello di una famiglia illusa di essere andata avanti e invece ancora bloccata al giorno della tragedia, imprigionata in solitudini strazianti create dal non detto.
Tuttavia in esame viene preso soprattutto il malessere della protagonista, in conflitto con la piccola comunità in cui vive e con se stessa, capace di trovare momentanea catarsi solo nella musica.
La ribellione non è dettata da una forma conflittuale tipica di alcuni adolescenti nei confronti del regolamentato e spesso colpevole mondo adulto. Il microcosmo sociale è di quelli magari ingenui ma sani, il cui tentativo di comprensione si infrange a ridosso di un muro eretto sul dolore.
Giunge un po' forzata la figura del prete, ma il personaggio è originale, come del resto la storia che trova la sua centralità nella musica e nell' elaborazione del lutto che dribbla facili scorciatoie come il pensiero retrogrado della società o l'imposizione castrante della religione.
Resta una leccornia per gli amanti di certe sonorità, considerato il continuo avvicendarsi di pezzi metal e hard rock mentre la locandina potrebbe fuorviare, in quanto il movimento black metal è solo un mezzo per irrobustire la tensione rabbiosa e per collocare temporalmente la pellicola; siamo ad inizio anni '90 come si può evincere da un tg dell'epoca attraverso il quale viene presentata questa corrente musicale nelle sue sfumature più torbide che fungeranno da ispirazione per la protagonista.
Il tutto è ammantato da uno spirito buonista, forse fin troppo accomodante viste le premesse di partenza. Ma in fin dei conti è proprio mostrare il lato migliore del tanto demonizzato metal la mossa vincente, da corrente musicale nefasta si tramuta in mezzo pacificatore, come ci dimostra la splendida chiusa sulle note di "Simphony of Destruction" dei Megadeth.