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DRUGSTORE COWBOY regia di Gus Van Sant

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Beefheart     7 / 10  22/05/2007 16:41:38Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il film che ha decretato il successo di Gus Van Sant ne mette in risalto la caratteristica visionarietà ed i temi che saranno poi i capisaldi del suo cinema, come le difficoltà adolescenziali e la droga; sesso ed omosessualità troveranno spazio più avanti nelle opere successive. In questo caso, appunto, si tratta la vita maledetta e rischiosa di un gruppo di giovani, eterni immaturi, totalmente dediti al vizio al punto da farne la ragione di vita sulla quale basare tutto il resto. Ecco che Bob (Matt Dillon) e compagni non fanno altro che rimbalzare tra farmacie ed ospedali, al fine di intrufolarvisi, in cerca di droghe da rubare e somministrarsi. Ovviamente tale stile di vita non può portare molto lontano, nè durare a lungo. Per veicolare meglio il suo messaggio narco-ideologico sino a noi il regista si avvale niente meno che della collaborazione di un vecchio e piegato mr. William S. Burroughs, nella vita scrittore e drogato impenitente (vissuto fino ad 83 anni ed ormai defunto), vera e propria icona dei tossici di tutto il mondo, nella breve ma significativa parte di "Tom il Prete", che, in perenne ciclo disintossicante, raccoglie le confidenze del suo giovane amico Bob, nonchè collega di dipendenze. La trama è molto semplice e lineare ed il soggetto piuttosto logoro; ciò nonostante, l'efficacia non manca ed il film va perfettamente a segno senza sfociare in forzature, banalizzazioni o subdole drammatizzazioni. Semmai, le visioni ricorrenti di cose ed animali volanti che scorrono davanti agli occhi dei protagonisti fatti e strafatti, o l'improbabile quanto inopportuno congresso di sceriffi che arrivano ad affollare proprio lo stesso motel nel quale i nostri riparano per godersi il bottino, tendono decisamente verso un'inclinazione decisamente ironica e sdrammatizzante. A completare l'opera c'è una fotografia dai colori smaltati, in stile videoclip, che contribuisce a conferire al tutto un aspetto decisamente irreale e fumettistico. Unico neo, forse sta nella recitazione (o semplicemente nel doppiaggio?), di alcuni tra i protagonisti, come lo stesso Dillon, un po mono-espressivi e non del tutto convincenti. Non male Heather Graham, inconsciente ed imbambolata al punto giusto.