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DRUGSTORE COWBOY regia di Gus Van Sant

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     7 / 10  14/01/2008 14:21:41Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
“Drugstore cowboy” è la pellicola con cui Van Sant comincio’ a farsi conoscere ed aprezzare.E’ un prodotto strano che lascia intravedere le capacità del regista statunitense che cura efficacemente regia e fotografia,mostrando soluzioni interessanti ma ancora abbozzate che si affineranno col procedere della sua carriera.
A mio avviso pero’ rimane un lavoro un po’ sopravvalutato,non soltanto per alcuni punti che ho trovato eccessivamente noiosi o grotteschi, ma soprattutto per la visione che Van Sant fornisce del mondo dei tossici,troppo edulcorata e pulita,originalmente lontana dagli stereotipi cinematografici dei tossicodipendenti(e questo è un pregio),ma al tempo stesso poco veritiera e coinvolgente.Violenza e alienazione sociale appaiono troppo lontane,anche il “modus operandi” nelle rapine appare quanto meno bizzarro e troppo ragionato.
Appare evidente che l’idea del regista non era tanto quella di analizzare il mondo della droga,bensi’ di rappresentare lo spaccato di una generazione senza obiettivi,vuota,incapace di comunicare.
Il messaggio di Van Sant muta con l’andare del film e questo avviene tramite la presa di coscienza di Bob,il piu’ irrequieto dei ragazzi,il leader del gruppetto, cui un accadimento drammatico farà abbandonare,oltre che l'amore e gli amici, l’effimera e momentanea libertà donatagli dalla droga per una vita morigerata ed onesta.
Molto bravi gli attori tra cui spiccano Matt Dillon e la bella Kelly Lynch,nei panni di un prete da segnalare la presenza del grande scrittore W.S. Burroughs,questi realmente tossicodipendente.
Non è tra i lavori di Van Sant che preferisco, sicuramente pero’ denota gia’ una certa personalità da parte del regista intento a creare uno proprio stile.