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QUO VADIS, BABY? regia di Gabriele Salvatores

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     7 / 10  02/06/2005 01:46:11Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
La P.F.M., le torri di Bologna, un'improbabile Signor Lattice (?). Tutto questo pensando a Fruttero e Lucentini e soprattutto a Scerbanenco. Come la strada aperta dall'ineffabile russo in trasferta, anche il film di Salvatores costruisce un magma antiborghese dove alla sopraffazione (ex) patriarcale della famiglia -tipo (uno script molto demodè se vogliamo, ma volutamente) prevalgono una serie di personaggi un po' fuori le righe, vaghi accenti lesbici e hippie, una sorta di minimalismo esistenziale che mina il moralismo sociale pur senza rifiutarlo, qualcosa del primo Soldini e certamente di Martone. Angela Baraldi ricorda sempre più Patti Smith (e il fatto non è mai puramente casuale), e quando l'eco della sua voce sostituisce quella di Mussida penso che davvero, questa donna è troppo brava e intelligente per diventare una cantante di successo. Buon per lei, che anima il personaggio di Giorgia nella ricerca estenuante di un passato che - guardacaso - si è fermato per tutti a quattordici anni prima, e non soltanto per chi ha lasciato questo mondo. Processo alle intenzioni potrei farle, se è vero che Salvatores ha spesso - e in maniera impropria - abusato di se', i clichè non mancano di certo (pedinamenti nelle vie notturne bagnate dalla pioggia, rivelazioni che in fondo avevamo già vagamente svelato da spettatori) ma resta tuttavia un ottimo esempio di cinema dell'"assenza" ("è sempre l'assenza la causa di tutto") che forse una dimensione meno tecnica e più personale avrebbe reso un capolavoro. Il problema, se c'è, è che Salvatores non esita a tracimare dietro i parametri tributivi creando un cinema vintage da cinefilè d'assalto. Niente male in tutto questo, ci mancherebbe: l'omaggio a Lang e al suo M - con il nastro che scorre mentre Giorgia lascia la casa e l'immagine (dentro l'immagine stessa) ci concede il brivido - quello vero - del terrificante Peter Lorre braccato dalla folla - è un momento di cinema che se l'avessimo visto in un film francese avrebbe promosso magari qualche premio (l'Orso D'Oro a Berlino perchè no?) Invece tutto resta nei ranghi del nostro acrimonioso confronto con il cinema italiano, nella frustazione di un'autore che, dopotutto, nel bene e nel male è il meno "italiano" di tutti. Giallo tutt'altro che tradizionale, malgrado le intenzioni, ben lontano dall'impellente suspense del genere, ma dall'impatto emotivo/psicologico non indifferente, "Quo vadis Baby" è probabilmente uno dei parti più felici dell'autore. Potrei soffermarmi sulla recitazione spesso blandamente televisiva (ma neanche questo è un male), su scorie e diramazioni già sfruttate ai tempi di "Nirvana" (abbastanza irritante il vernissaige virtuale centrale), sul modo sempre abbastanza prepoderante con cui usa il mezzo musicale a seconda delle immagini e del clima del film - la solennità di Vienna degli Ultravox in contrasto con la sempiterna Pugni Chiusi dei Ribelli - su un'elegia della Cannabis che neanche gli antiproibizionisti di Pannella, ma poi permane un'opera forse imperfetta, ma anche capace di incentivare una strada all'epopea del linguaggio medianico, con quella Ada che sembra ossessionata dal desiderio di immortalare la sua vita in qualche modo, di renderla letalmente filmica - come un epitaffio - come quella di Maria Scheider in Ultimo Tango.
"Dov'è il tempo reale? Chi l'ha nascosto?" si chiede Ada. Fotogrammi che spaziano nel proprio gruppo di famiglia aprendo il passato con il dolore amnetico di uno (Giorgia, una Baraldi incisiva e degna del miglior Garrell) o più (il professore, il padre) "testimoni della rimozione". Magari dove tutto si spegne viene lasciato al clamore della Nobile Arte (espressionismo et affini) con cui Salvatores gioca con affettuosa ma in fondo mai supponente riverenza. Non c'è nemmeno ombra di reducismo - un difetto del suo passato anche presente . Ma è nell'istante in cui la fine del gioco appartiene a ieri, e all'"assenza colpevole" (v. Scerbanenco, in diversi suoi romanzi) che il Presente condivide medianicamente la sua rivelazione effettiva. Un grido di dolore che acuisce il silenzio.
Kr0nK  02/06/2005 05:26:41Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Spero che la tua tastiera non vada a batterie.

Ps: visto che ti trovi, perchè non scrivi un altro milione di parole, tanto per essere sicuro che quell'1% che è arrivato al quinto rigo non inizi proprio a leggere. (il 99% ti ha già crocifisso).

Niente di personale
Invia una mail all'autore del commento kowalsky  02/06/2005 09:46:10Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Sei carino eh? Vedi, sto passando un momentaccio quindi colgo l'ironia e non mi offendo, meglio lasciar perdere
Kr0nK  03/06/2005 05:18:22Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Mi dispiace per il tuo momentaccio, ma d'altronde chi non ne ha. In più vorrei chiarire che non c'era nulla di offensivo nel mio commento. Saper scrivere ed avere una cultura non è di certo criticabile. Puntualizzavo e ironizzavo solo sull'effettiva utilità che un commento del genere potrebbe avere.
driver  02/06/2005 09:55:28Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
è l'unica cosa che devi fare.
continua a scrivere così. a volte esageri, ma sei bravo. non rispondere neanche a chi probabilmente va a vedere i panettoni di natale e/o scarica film da internet. e con questo ho fatto un drastico quadro di chi ti ha risposto.
gerardo  02/06/2005 12:58:05Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Hai qualche problema con chi scarica i film da internet? Chi sei, uno sbirro? O un agente della SIAE?
thohà  03/06/2005 12:02:57Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Cito, te! Gnurant!
thohà  03/06/2005 12:03:06Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Cito, te! Gnurant!
driver  02/06/2005 20:11:26Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
no, sono un agente della CIA. sono coinvolto in un giro organizzato dagli americani per incastrarvi. tutti quanti. sono quello che organizzò l'attentato della CIA a aldo moro.
la vita non è un palcoscenico.
Kr0nK  03/06/2005 05:23:11Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Non capisco l'attinenza ai panettoni di natale e alla pirateria...
Hai fatto un quadro drastico? A me sembra che con questo commento hai fatto un quadro drastico e soprattutto drammatico del tuo cervello ;)
thohà  03/06/2005 12:05:54Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Holà, ciao kronk...ma che è? Non sei mica obbligato a leggere. Kowa fa delle vere e proprie recensioni, più che commenti, ed è bravissimo... Mi meraviglio di te...
Kr0nK  03/06/2005 13:24:36Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Esprimo solo un mio punto di vista con sarcasmo. Un testo del genere sarebbe più adeguato nel forum evitando di perdere in questa sezione la possibilità di dare un suggerimento concreto a chi ha intenzionare di guardare questo film. Un commento del genere può essere interessante solo per chi ha già visto il film
thohà  03/06/2005 13:42:55Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Mah, può essere che tu abbia ragione. A me i suoi commenti sono sempre piaciuti un sacco: arguti, intelligenti, obiettivi... poi ognuno ha la sua idea e, penso, ognuno è libero di esprimerla come meglio crede...
Il suggerimento concreto, come dici tu, lo si fa come si crede, ti pare?
A proposito: sempre maledettamente difficile digitare il tuo nick... ricordi i miei piercing? Io scrivo con le orecchie... :-))
Invia una mail all'autore del commento kowalsky  03/06/2005 20:15:36Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Pero' sei stato un po' feroce... peccato il discorso sulla tastiera a batteria era divertente... comunque puo' anche darsi che quello che scrivo sia inutile, ma è il mio modo di scrivere e di certo non l'unico A volte ho espresso pareri anche in poche righe a volte
martina74  02/06/2005 14:32:05Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Kowalsky, ti ringrazio molto per aver citato Scerbanenco. Davvero.
Cuba  02/06/2005 14:43:06Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ma che modi...a me il commento di Kowalsky è piaciuto e non mi è risultato noioso o difficile da leggere. Ho visto il film ieri sera ma aspetto qualche giorno a commentarlo...devo metabolizzarlo. Condivido le cose scritte su angela Baraldi e su Scerbanenco...nessuno ha citato Grazia Verasani...l'autrice del libro.

CUBA
Invia una mail all'autore del commento kowalsky  02/06/2005 20:38:20Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Mi sta facendo appassionare di un genere che avevo sempre stupidamente ignorato (il giallo) Lo trovo attualissimo, del resto
martina74  03/06/2005 01:01:07Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
A me lo consigliò una persona molto cara e, da allora, ho letto molto di lui. "Milano calibro nove" è una raccolta bellissima, ade sempio.
Invia una mail all'autore del commento kowalsky  03/06/2005 20:17:26Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Condivido in pieno E visto che ci siamo mi pare che sia tornato molto di moda, dopo un lungo periodo in cui tutti chiedevano "Scerbanenco chi?" Lo leggono ancora in tanti oggi
maremare  25/10/2005 23:51:27Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
MA VI RENDETE CONTO DI CHI ABBIAMO SU FS?


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gerardo  02/06/2005 15:01:11Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Che QVB? sia un magma antiborghese ho i miei dubbi. Magma sì, ma di elementi visivi non organici all'assunto narrativo. E quindi ancor più "borghesi" di quanto non lo siano di per sé. L'espressionismo di maniera sa tanto di espressione radical-chic, citazione vacua-non-contestualizzata, affastellamento di pezzi di cinema lontano, forte, studiato amato ma non assimilato (e quindi non reso). Conformismo dell'alternativo, più spocchiosamente borghese del convenzionale.
Polemica un po' pretenziosa quella circa la presunta (ingannevole) esaltazione del cinema francese a discapito del cinema italiano. Che si basa su un altro conformismo: quello dell'ossessione sclerotizzante dell'assunto "il-cinema-italiano-fa-schifo" che porta al paradosso del suo contrario: l'esaltazione una tantum del suddetto cinema italiano deve comportare necessariamente un'espiazione (sempre altrui, però), che è allontanamento da sé, della colpa del pregiudizio, attraverso una polemica - dal sapore vagamente qualunquista ("se l'avessimo visto in un film francese avrebbe promosso magari qualche premio") - verso i detrattori a priori. Alla fine questo assunto ossessivo/conformista sembra ingenerare delle forme paranoiche di terrorismo autogeno che scatenano attacchi preventivi verso un non identificato popolo di critici eventuali.
Se un film fa schifo non c'è nazionalità che garantisca. Se un film è decente, qualsiasi sia la provenienza, gli va riconosciuto il merito del buon risultato. Che poi esso sia un caso raro in una cinematografia decadente o una conferma dello stato di buona salute di una cinematografia florida è un altro paio di maniche.
Eppoi, non sai che non si esce vivi dagli anni '80?
Invia una mail all'autore del commento kowalsky  02/06/2005 19:30:56Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
e dopo dicono a me di essere accademico... comunque caro Gerardo la polemica non era qualunquista ma è un dato di fatto, anche basata sulla capacità indiscussa (per paradosso) del festival di Cannes o di Berlino di valutare abbastanza efficacemente le qualità di un film Forse esiste una titubanza anche da parte mia quando penso a Salvatores come il regista furbetto da Club med - i premi a Mediterraneo, carino ma nulla più - Ibiza o il deserto del sahara etc. - ma se avevo delle riserve direi che Io non ho paura me le ha tolte quasi tutte... pero' la mia era anche una provocazione, come giustamente hai evidenziato, rivolta a quegli autori (ma pensavo anche agli spettatori) che si esaltano (magari giustamente) per un nordico che so Kaurismaki (lo amo alla follia anch'io) o un francese alla Chereau con l'aria che loro "ne sanno più di noi", o forse con l'atteggiamento di chi non è propriamente un appassionato ma che insomma "fa figo e alternativo" citare questi autori... non vedrai mai un Ghezzi o un Morandini scrivere un saggio sul cinema di Salvatores e magari anche lo apprezzano ogni tanto Quanto a Scerbanenco, beh, spero di non essere il solo ad aver colto certe affinità, per quanto non abbia letto molto di lui, sto riscoprendolo piano piano e lo trovo straordinario
gerardo  03/06/2005 13:50:23Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Le tue osservazioni critiche sul (anzi, sui) film possono avere un certo valore e una pertinenza motivata, anche se (da me) non condivisibili. Ma quella polemica è assolutamente gratuita e sa di piagnisteo inutile e fuori luogo.
Certo, questo è un modo di fare molto diffuso da noi, cose simili si leggono tutti i giorni nelle recensioni sui giornali e sulle riviste cinéphile. Ma proprio per questo dà fastidio, perché in quel momento (di polemica) non si parla più del film, ma di pettegolezzi. Anzi, spesso sono gli autori stessi, per primi, a parlare in quel modo. A difendersi così. Ma allora mi sembra che con quel piagnisteo si voglia solo coprire e giustificare i propri limiti.

Cmq... la mia irritazione forse deriva dal fatto che ultimamente, nel panorama italiano, vedo soltanto film mediocri. M'infastidisce sentire le difese di questi film basate sull'accusa di pregiudizio nei confronti del cinema italiano. Non reggono nulla se non la propria debolezza.
Lo stato delle cose è che il nostro cinema sta messo male. Ora, attorno a questo dato di fatto, pressoché oggettivo (se si escludono alcune felici eccezioni), si è creato un certo conformismo critico per cui è diventato vezzo ideologico della maggioranza dare addosso al cinema italiano (a torto o a ragione, con o senza plausibili motivazioni). Al pregiudizio del conformismo dei detrattori si è contrapposto il pregiudizio nei confronti degli stessi detrattori (reali o presunti che siano): se uno parla male di un film italiano è perché è à la page parlare male del cinema italiano. Be', non so quale dei due pregiudizi sia il peggiore.
Invia una mail all'autore del commento kowalsky  03/06/2005 20:26:43Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Mi pare che ne avevamo parlato anche altrove no? Ma guarda che non è che sia un pregiudizio sul cinema italiano e basta. I critici sono strane bestie. Che ne dici degli osanna al cinema iraniano e adesso dopo il boom dei primi film di Kiarostami tutti fanno gli schifiltosi? E' obbligatorio parlare male di Von Trier per esempio, dopo che tutti o quasi l'avevano acclamato per "le onde del destino" (secondo me non il suo miglior film, fra l'altro) In genere vivono secondo parametri modaioli, o sono dei repressi che vorrebbero mettersi dietro la macchina da presa, come hanno fatto quelli dei Cahiers du Cinema o recentemente Assayas. Ho innescato questa polemica perchè ho l'impressione - da come gira e dalla direzione tecnica che usa - che Salvatores percepisca in part. percepisca questo limite territoriale e culturale che è la scarsa distribuzione del cinema italiano fuori dai confini. Poi d'accordo il cinema in Italia è messo male, ma non mi sembra che la Germania - dopo Fassbinder ed Herzog - abbia partorito tanti geni, o la Polonia dopo Wajda e (purtroppo) il Wojtiliano Zanussi. Perchè poi devo dannarmi l'anima per vedere il nuovo film di Sergio Citti? Scomodo a chi e perchè? Se non altro Salvatores gode di una libertà superiore a quella di molti altri colleghi
gerardo  06/06/2005 18:22:53Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Non credo che la maggior parte dei critici vorrebbe mettersi dietro la mdp. E' troppo comodo e semplice usare una penna o una tastiera. Fare un film costa fatica e poi ci si mette troppo in gioco.
Sul fatto che la Germania sia carente quanto l'Italia non saprei dirti: quanti film tedeschi arrivano in Italia ogni anno? Forse uno all'anno, troppo poco per poter giudicare. Eppure, per es., "La sposa turca" è un film straordinario. "Il silenzio dopo lo sparo" (2000), di V. Schlondorff, è un capolavoro. Etc., etc.
martina74  13/06/2005 00:00:26Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Oh porca miseria... sono d'accordo con te su "La sposa turca". Non va tanto bene....
gerardo  13/06/2005 00:27:51Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
E sì, non va per niente bene... Aspetta che trovo un argomento per scannarci.
Invia una mail all'autore del commento Lord Arathom  14/08/2005 02:20:41Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Condivido, mai letto più di 3 righi, se uno vuole leggere una recensione se la legge, a me interessa leggere i commenti tanto per farmi una idea poi magari dopo il film approfondisco...sti *****.
Datti una regolata...sintetico, tanto l'abbiamo capito che sei togo