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THE LONELY HEARTS KILLERS regia di Fabrice Du Welz

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     9 / 10  03/06/2016 10:58:10Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Non è la prima che i famigerati Martha Beck e Raymond Fernandez ispirano qualche autore cinematografico. I cosiddetti "killer della luna di miele" fungono da punto di partenza anche per Fabrice Du Weltz, il quale ne rivisita le macabre avventure traslando le loro malefatte in terra europea.
Un panorama brumoso e grigio tipico di certo cinema belga, un incontro in chat tra cuori solitari ricolmi di disperazione, una notte di sesso, un prestito mai restituito e la storia in quattro atti dell' amor fou tra il fascinoso e truffaldino Michel (Laurent Lucas, già protagonista di "Calvaire"), e della bruttina Gloria (bravissima Lola Duenas, ben lontana dai ruoli almodovariani che l'hanno resa nota), è servito.
Una complicità omicida in cui il possesso e la prevaricazione stanno alla base del rapporto nato malato, in quanto generato da vissuti pregni di dolore e abusi. Sorprende il ribaltamento dei ruoli, con la manipolata divenuta manipolatrice dal momento in cui la gelosia muta in furia omicida. Donne sole, usate e raggirate, quindi poi fatte a pezzi dalla gelosia ferina di Gloria. Michel osserva attonito, innamorato e sfruttatore, accetta la mattanza esplicitata con ferocia da Du Weltz.
Fa tremare il punto d'incontro tra amore e pazzia, un corto circuito di sentimenti perversi modulati da istinti animaleschi. Si scorge dietro i numerosi primi piani dell'insistita quanto ostinata ricerca di sentimenti nobili, in apparenza sedimentati nel bisogno di costruzione di un rapporto, nel desiderio di rivalsa nei confronti di vite dalle misere soddisfazioni. Tutto però diventa torbido nell'esplosione dell'ossessione, nella possessione estrema, nel disagio sanguinario in cui anche il dimenticare gli affetti più chiari denota clamorose falle mentali.
Un film forte e crudo (oltre che crudele), capace di eguagliare la formidabile opera prima di Du Weltz, ovvero "Calvaire". Si pensava ad un autore smarritosi clamorosamente tra i pipponi filosofici di "Vinyan" e il piattume commerciale di "Colt 45", con "Alleluia", invece, Du Weltz si ritrova, riuscendo a raggiungere e raccontare ancora una volta le più diaboliche e deviate sfaccettature della natura umana.