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GOD'S POCKET regia di John Slattery

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     6½ / 10  12/02/2016 11:03:35Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Nel quartiere di God's Pocket la luce sembra non arrivare a riscaldare e abbellire corpi sfatti dal troppo alcol, dalle botte e dalle ingiustizie patite. Piccole esistenze s'arrabattano per sbarcare il lunario mediante lavori spesso umili, se non attraverso magheggi poco leciti. Il cantore di questi losers è Richard Shellburn, giornalista incline al gomito alto, un forestiero della zona, che ha comunque saputo leggere la gente del luogo come pochi altri. Tra questi eletti anche il pingue Mickey, sposato alla bella Jeanie e patrigno dello strambo Leon.
Ed è proprio questo adolescente rissoso (è il Caleb Landry Jones di "Antiviral") a finire suo malgrado nell'occhio del ciclone. Muore improvvisamente sul posto di lavoro, la madre pretende di vederci chiaro e incarica Mickey di indagare. Far luce sull'episodio è solo marginale per l'uomo, non troppo affezionato al neo defunto, più che altro intenzionato a organizzare un funerale decente per non deludere Jeanie. Ma servono soldi e Mickey è quasi sul lastrico.
Noir, pulp e grottesco si fondono magistralmente nello scenario depresso di una suburra in cui uomini sul baratro si muovono come formiche alla ricerca della loro briciola giornaliera, la violenza è sempre pronta ad esplodere, mentre la consapevolezza di essere ingabbiati non lascia scampo.
L'attore John Slattery, al primo lungometraggio, gira molto bene; supportato da un cast magnifico in cui brillano il gigione Turturro, il cinico Eddie Marsan, l'intellettuale tormentato Richard Jenkins, oltre all'esplosiva -nonostante il look mortificante- Christina Hendricks. Ovviamente a tenere banco è Philip Seymour Hoffman, all'ennesima prova maiuscola di una carriera terminata troppo in fretta.
Tante sfumature, tanti snodi, tante possibilità di articolare una storia eccezionalmente complessa, eppure la sceneggiatura ad un certo punto sembra frenare. Si avverte come una sensazione di contenimento forzato, di non voler eccedere, con il risultato di mettere il bavaglio ad un film potenzialmente devastante, purtroppo irrisolto e tronco in troppi punti.