caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

LA STORIA DELLA PRINCIPESSA SPLENDENTE regia di Isao Takahata

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
adrmb     10 / 10  11/08/2017 21:34:54Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Niente da fare, rimane il mio film animato preferito, il migliore dello Studio Ghibli a mani basse, una delle massime espressioni dell'animazione tutta, per quel che mi riguarda.

Poi è la quintessenza del cinema di Takahata, c'è praticamente condensato tutto ciò che ha affrontato nella sua carriera: la base narrativa di Heidi (del quale Kaguya-hime rappresenta la versione della maturità, e anche più amara, cinica), il meraviglioso gusto estetico-bucolico visto in Anna dai capelli rossi, la rappresentazione dell'incapacità di adattarsi in un determinato contesto che porta alla dipartita/morte della tomba delle lucciole, la presa di posizione sullo stile di vita carnale di Pom Poko, lo stile minimalista degli Yamada, notevole già di suo nel portare sullo schermo l'essenzialità del disegno della striscia, qui però ulteriormente raffinato, l'effetto a carboncino dà alla pellicola tutta un taglio particolarmente impressionista, percepibile in particolare nella notevole sequenza in cui Gemma di Bambù/Principessa scappa dalla festa, e la scena si fa particolarmente "scarabocchiata" in piena linea col tumulto interiore del personaggio. Scena di una potenza visiva straordinaria accompagnata dalla musica di un Hisaishi ispiratissimo che per il testamento artistico/concettuale di Kaguya ha firmato più di un pezzo da antologia (cito 'Flying', 'The Procession of Celestial Beings', 'Mountain village').

Il ritmo è lento, estremamente lento, tanto che personalmente non consiglio la visione a meno che non sia freschi e riposati; ma è una lentezza strumentale nel disseminare con cura maniacale tutti i passaggi che giustificano il percorso degenerativo di Principessa che sfocierà nel "tragico" epilogo. Sceneggiatura certosinamente curata dunque, seppur non la migliore del maestro (il primato, almeno in questo campo se lo becca lo splendido 'Omohide poro poro'). Volevo quindi fare uso di questo spazio per sviscerare tutti i passaggi psicoanalitici fin allaparte centrale del film che a livello di mero intrattenimento è quella maggiormente più problematica, perchè unisce l'uniforme lentezza alla ripetitività narrativa dell'incontro col principe di turno e conseguente inganno. Ma Isao inserisce sottilissimi dettagli che fanno la differenza e giustificano appieno lo screentime presente. Andando con ordine:

- celebrazione del battesimo nella società. Il cerimoniale prevede che gli invitati facciano baldoria e a Principessa spetti uno spazio riservato. Principessa avverte la contraddizione di questa regola e fa alla dama/amica: "Ma... questa è una celebrazione in mio onore, no? Perchè stando così a me sembra proprio di non esserci". Turbamento interiore confermato dalle parole dell'invitato ubriacone "Mai che somigliasse a un fantasma!" Principessa attua una fuga (in quella strepitosa sequenza, esteticamente la più bella del film) e svestendosi delle vesti della città (figura ricorrente, presente in Heidi e Pom poko) torna nei luoghi d'infanzia che lei ha vissuto durante il periodo estivo e autunnale. Ora è inverno, un taglialegna dice che i suoi amici sono via per cercare nuovi alberi e non torneranno prima di dieci anni. Principessa scopre così il ciclo delle stagioni, morte e rinascita.

- Principessa tornata a casa decide di adempiere agli obblighi da nobildonna, si tinge i denti di nero e si taglia le sopracciglia, forse coltivando la speranza di un futuro reincontro ("dieci anni" le aveva detto il taglialegna). Nel frattempo riceve i pretendenti (notare il tocco di violenza psicologica che attua il surrogato della Rottermeier per non annullare l'incontro dicendole "Chissà come ci rimarrà male vostro padre..": il padre è il tallone d'Achille della fanciulla, l'unico verso il quale abbia mostrato accondiscendenza prima nell'adeguarsi ai rituali di città, che paragonano la figura che le è stata cucita addosso (ricordo, in primis Principessa è una ragazzetta di campagna lezza) a improbabili oggetti dal divin valore; lei banalmente per toglierseli di torno li manda a caccia di questi. A 'sto punto parte con la dama e la madre a vedere i ciliegi, si mette a danzare sotto questi (riferimento ad Anna) e gioca con un bambino spuntato. Quando accidentalmente lo pesta però la madre si precipita a chiedere scuse umilmente, riconoscendo, almeno apparentemente una differenza di rango intercorrente. Principessa a 'sto punto s'incupisce (nella condizione non le è più concesso di divertirsi infantilmente), (nota: ha un carattere piuttosto volubile, che non si troverebbe nelle eroine miyazakiane, molto più idealizzate, con l'eccezione di Kiki) e torna a casa; in strada però ha un incontro/scontro con Sutemaru (il loro rapporto è pari a quello tra Peter e Heidi, non c'è alcuna nota amorosa) che tuttavia non la riconosce: Principessa ha l'ennesima crisi d'identità perciò scappa via. Sutemaru la riconoscerà, ma sarà troppo tardi.

- Passano i tre anni. Principessa si diletta a costruire giardini che le ricordano l'habitat bucolico dell'infanzia. La figura tornerà in seguito. Si presentano nell'ordine molti pretendenti che porteranno i seguenti oggetti:
1) ramo di gioielli. Dopo una patetica recitina si scopre che non solo il fabbricato è falso, ma che il principe ha avuto la faccia tosta di farglielo pagare; tutto sommato assiste divertita alla scena della meschina fuga del pretendente.

2) veste del ratto. Principessa è già entrata nel meccanismo e il suo atteggiamento è serio. Domanda con fermezza di provare l'autenticità del dono, ma ha paura: le sue mani tremano. Il dono è un falso, e principessa ha un accenno di crisi d'identità: "Queste persone mi portano doni falsi perchè vedono me stessa come un falso!"

3) pietra del Buddha. Notevole variante dal racconto originale, qui il principe porta una comune pietra e articola un discorso amoroso che fa facilmente breccia nel cuore di principessa. Notare come alla base di tutto ci sia il presunto "sincero" sentimento del principe che parla di campi, boschi, cicli delle stagioni, l'utopico sogno di vita della protagonista. Ma si riveleranno frasi fatte, non si farebbe scrupoli nell'abbandonarla.

4) L'ultimo principe muore nel tentativo di recuperare la cipria della rondine. Principessa è scioccata che sia morto per mano sua, ed esplode la crisi d'identità: quell'uomo ha trovato la morte a causa della figura costruita che è diventata, la Principessa Splendente dalla bellezza divina e irraggiungibile. Ma lei era la fanciullina che si rotolava nel fango, non si vede negli artifizi della società. Distrugge il giardino che rappresenta la sua casa, il simbolo materiale della falsità per antonomasia nel film.

5) Compare il Mikado, muove proposte, promette cariche. Ma Principessa è ormai satura di tutto, arriva persino a dire di voler morire. Il Mikado non si arrende, le fa visita l'abbraccio (intensissimo momento, lo sguardo di lei è pari a quello di chi riceve violenza sessuale). La goccia che fa traboccare il vaso, un attimo, il richiamo della Luna, il suicidio. Scelta irreversibile.

Da qui in poi si susseguono la rivelazione circa l'origine di Principessa, il suo scopo sulla Terra (vivere per la vita, per mangiare, bere e dormire, in maniera animalesca, passionale, proprio come bestie, uccelli, insetti) il rincontro con Sutemaru (la metafora proprio dello stile di vita puro che Principessa avrebbe voluto condurre, anche con le ginocchia sbucciate,il sudore del lavoro, i pestaggi per i furti; ottima la scena del volo che fa sentire lo spettatore partecipe dell'ebrezza della vita di uccelli e insetti). E infine il richiamo lunare, l'addio dei genitori, la promessa di una vita ciclica, nel mezzo un forte senso di malinconia. Tocco di classe scegliere di far degradare la pellicola al bianco e nero sul finale, segno di una presa di posizione di Isao molto chiara circa la critica alla "vuotezza" del Nirvana, l'assenza di qualsivoglia emozione. Finale comunque superbo, sì.

Cosa mi porta a dire quanto sopra esposto? Reputo la componente strettamente fiabesca/folkloristica di un Giappone ancestrale una mera facciata (una facciata comunque assolutamente superba, il risultato visivo pare un continuo disegno in movimento, un po' come se fosse il Barry Lyndon dell'animazione XD) che nasconde al suo interno il tipico drammone takahatiano neorealista, avente come protagonisti gente misera o comunque palpitante di sentimenti comuni e concreti (sia i pretendenti emblema di diversi vizi, sia la stessa Principessa). Personaggi piccoli nel senso di terreni qua occupati a giocare a indossare le maschere (emblematica la scena in cui la dama prende la veste di Principessa per il gusto di provarla). Quindi boh ripeto, film immenso, nessun altro film animato mi ha stuzzicato le riflessioni come questo, d'accordo la lentezza ma per chi ha la pazienza di seguirlo è in grado di dare tantissimo.