tylerdurden73 7½ / 10 19/01/2016 11:38:19 » Rispondi In una bella casa della campagna austriaca due giovani gemelli dubitano riguardo l'identità della loro madre. La donna, reduce da un'operazione chirurgica, e quindi con il volto coperto da bende, sembra aver cambiato modo di comportarsi dopo la dimissione dalla clinica. Appare molto più fredda e severa, con grande sorpresa dei figli i quali ricordano invece una persona molto affettuosa e accogliente. Non è necessario conoscere a menadito le regole del thriller psicologico per capire dove la pellicola voglia andare a parare, gli altarini vengono subito a galla. Tuttavia è chiaro che l'effetto sorpresa non interessi minimamente gli autori, i quali non fanno nulla per rendere la vita difficile allo spettatore. E' evidente invece l'urgenza di sviscerare certe dinamiche famigliari e certi meccanismi di autodifesa pronti a scattare nel momento in cui si viene investiti da un dolore insopportabile. "Ich seh, ich seh" è film molto elegante dalla messa in scena minuziosa, all'interno di questo quadro asettico esplodono sentimenti feroci e belluini. Le parti in causa si dichiarano guerra facendo gara di crudeltà scambiandosi i ruoli, con una seconda parte stile torture-porn ovviamente depurato dall'ottica grezza dell'horror americano, per essere applicata a modelli più consoni al cinema europeo d'autore. E' banale a dirsi, ma l'associazione immediata con il cinema più estremo di Haneke è inevitabile, ravvisabile soprattutto (ma non solo) nell'insensibilità immotivata e nella violenza, che pur mostrata solo in parte finisce col perturbare pesantemente. Sicuramente un buon lavoro per Severin Fiala e Veronika Franz (moglie e sceneggiatrice di fiducia del bravo Ulrich Seidl). Notevole il crescendo dai forti contrasti non solo emotivi: la purezza della casa contro scarafaggi che nemmeno Kafka, boschi oscuri e campi di gran turco claustrofobici contro la la confortante luce del sole, sfumature attraverso le quali vengono analizzati e a seguire spezzati gli equilibri famigliari, in cui il senso di colpa è un'agonia impossibile da sostenere.