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DUE GIORNI, UNA NOTTE regia di Luc Dardenne, Jean-Pierre Dardenne

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     7½ / 10  16/12/2015 12:43:28Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Un weekend per tenersi il posto di lavoro, impresa improba quella toccata in sorte a Sandra. L'azienda in cui lavora ha deciso di lasciarla a casa tramite un vile referendum, in cui si chiede ai suoi colleghi se preferiscono il licenziamento della donna e ricevere un congruo bonus in denaro o lasciare che le cose restino come stanno.
La brava Marion Cotillard ha poche ore di tempo per girare di casa in casa a cercare di cambiare il suo destino. Solo ottenendo la maggioranza avrà il posto salvo, non resta che chiedere molto a persone come lei, che molto non hanno.
I fratelli Dardenne sposano l'asciuttezza narrativa e l'essenzialità nella messa in scena, ma il minimalismo apparente è contrastato da contenuti scottanti derivati da una semplice e scomoda domanda posta ad un'umanità costretta alla guerra fratricida. Imprenditori sempre più codardi e protetti da un sistema garantista lasciano ai sottoposti la patata bollente come novelli Ponzio Pilato.
Il quadro è multiculturale, variamente sfaccettato, eppure l'insicurezza e la paura regnano sovrane ovunque. I lavoratori hanno timore di rappresaglie interne, si informano immediatamente su chi stia dalla parte di Sandra, cercando di cavalcare l'onda dei vincitori schierandosi da una parte in cui il rischio è limitato o inesistente.
Sandra ripete la propria richiesta all'infinito con crescente apprensione, è costretta ad umiliarsi ma al tempo stesso non giunge mai patetica agli occhi dello spettatore, salvaguardata dagli autori abili a non farne una ricattatoria martire. La disperazione è comunque presente, con quelle lacrime strozzate in gola causate non solo dalla grave situazione, ma anche da una depressione che la rende fragile, di conseguenza sospetta agli occhi degli altri.
Spicca però la determinazione -con fondamentale supporto del marito- a chiedere il rispetto di un proprio diritto, in un momento in cui i lavoratori sono numeri in balia di leggi ingannevoli e retrograde. I Dardenne affrontano il tema con piglio deciso senza emettere alcun feroce giudizio ma appellandosi alla sensibilità dello spettatore messo in una situazione di imbarazzo. Si finisce col chiedersi cosa faremmo al posto loro, e la risposta, forse, preferiamo non darcela.