Formalmente elegantissimo, con i dialoghi di nuovo protagonisti della vicenda come da anni non succedeva, l'ultima fatica di Allen è un'opera sì leggera eppure di grande sostanza, che sembra quasi rinverdire i fasti del passato. Guai però a gridare al capolavoro, la storia dell'amore / odio tra l'illusionista scorbutico e la graziosa finta medium - in cui Colin Firth e la sorpresa Emma Stone fanno bella mostra di sè in una gara di bravura che finisce pari - è fin troppo facile da decifrare, happy ending finale compreso. Eppure il regista gioca con il suo passato, con l'illusione dell'amore e con le sue passioni ( la magia, gli anni '30 ), in un viaggio laico a ritroso nel tempo alla ricerca delle proprie radici e di quelle del suo cinema: mica male per un pur arzillo cineasta quasi ottantenne. Dai tempi di "Sogni e delitti" è, forse, il suo miglior lavoro. Accontentiamoci.