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I DECLARE WAR regia di Jason Lapeyre, Robert Wilson

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     6½ / 10  31/03/2015 11:43:02Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Una sola location boschiva, all'interno della quale due sparute fazioni di ragazzini inscenano una guerra. Potrebbe sembrare un gioco innocente, magari messo in piedi per esorcizzare la violenza quotidiana, ed invece troviamo un'infanzia già consacrata alla prevaricazione e all'arrivismo, completamente figlia di certe dinamiche repressive tipiche della società attuale.
Pezzi di legno diventano mitragliatori letali e palloncini pieni d'acqua sono granate dall'impatto devastante: lo spettatore viene trascinato su un campo di battaglia plasmato dalla fantasia dei protagonisti, dove le armi sono reali e le tattiche di combattimento farebbero la felicità di uno studioso di strategie belliche.
Le regole sono poche e ben precise, la più importante riguarda il raggiungimento della vittoria, possibile quando il generale di uno degli schieramenti si impossessa della bandiera altrui debitamente difesa all'interno della base d'appartenenza.
Potrebbe sembrare l'ennesima analisi inerente la natura umana (impossibile non pensare a "Il signore delle mosche"), invece è più una riflessione sulla competitività sfrenata.
I ragazzini, ovvero gli adulti di domani, si mostrano già abili manipolatori dei meccanismi concernenti l' eliminazione delle potenziali minacce nella corsa al successo. L' apice è da raggiungersi a qualsiasi costo, anche quello di assumere atteggiamenti scorretti o moralmente biasimevoli. Per cui colpi bassi e tradimenti sono all'ordine del giorno, deprecabili ma accettati, in quanto scorciatoie fondamentali per arrivare dove si vuole nel più breve tempo possibile.
In " I declare war" le alleanze vivono di secondi fini strettamente legati all'età dei protagonisti, ravvisabili quindi nell'urgenza dell'accettazione, nelle prime cotte amorose, nello sfruttamento - con relativo sacrificio- di un'amicizia per raggiungere uno scopo che regali prestigio.
La pellicola è interessante e ben recitata - nonostante lo psicotico Skinner vada spesso sopra le righe- purtroppo soffre una certa ripetitività e una monotonia scenica alla lunga un po' fastidiosa. Condivisibile il non voler calcare la mano sulla violenza; tuttavia il disagio provato durante la visione afferma con forza come la deflagrazione della stessa sia solo questione di tempo.