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IL RICCO, IL POVERO E IL MAGGIORDOMO regia di Aldo Baglio, Giovanni Storti, Giacomo Poretti, Morgan Bertacca

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likely     5½ / 10  03/01/2015 17:26:09Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Commento spoileroso. Premesso che adoro il trio Aldo, Giovanni e Giacomo fin dai tempi di "Mai dire gol", in cui erano veramente formidabili, e che seguo da sempre tutta la loro carriera, sia cinematografica che teatrale, mi trovo costretta a dare questo film un voto basso; che lo sarebbe stato ancora di più se l'estrema ammirazione e la simpatia che provo per questi attori non mi avesse frenato. Purtroppo la sceneggiatura fa acqua da tutte le parti ed emerge anche una sorta di svogliatezza da parte degli attori, che trascinano pietosamente per 102 minuti gag già viste, addirittura riprodotte, in una scena del film, in una stanza che ricorda molto quella di "La leggenda di Al John e Jack". Battute scontate, scoordinate, soporifere, gesti e mimica facciale ben lontani dai meravigliosi tempi di "Tre uomini e una gamba" o "Chiedimi se sono felice". Ma, aldilà dell'inevitabile confronto con le perle degli anni passati, il film non decolla per l'evidente stanchezza degli attori, che non sono più vivaci e spontanei come un tempo, per la mancanza di quella freschezza e allegria che da sempre li caratterizza. Forse, questo inutile trascinarsi nella trama di un racconto che proprio non attrae, questa apatia di fondo caratterizzante ogni singolo gesto, in qualche modo vuol essere lo specchio della storia che raccontano. La storia di chi ha tutto e perde tutto, e non ha pietà nemmeno della morte, relegata ad una bara di cartone, né degli affetti, con un dente d'oro costretto a divenire l'anello di un matrimonio assurdo ed alquanto surreale, né della stessa cultura, col povero Ungaretti relegato ad inedito ed inutile manoscritto chiuso in piccolo bagno e diventa parte di questa società sempre più triste e povera che si allarga a vista d'occhio e non risparmia niente e nessuno. Più che la storia di una crisi che divora anche chi ne è lontano, sembra la storia di tre affaticati attori, che si trascinano vecchie battute per racimolare ancora briciole di successo. "La banda dei babbi Natale" lo avevo salvato, per quei sorrisi e quella dolcezza che ancora suscitavano. Questo lo salvo solo per il fine della storia: banale tentativo di allacciarsi all'epoca che stiamo vivendo. Ma forse, un abbraccio surrealista e divertente in questa valle di lacrime, non sarebbe stato male. Che dire: non ci resta che piangere.