Febrisio 1 / 10 31/01/2015 14:39:50 » Rispondi Se il protagonista Kyle fosse inserito nel film di Cimino, il cacciatore tornato dalla guerra, sterminerebbe tutti i cervi. È assai probabile che certe sensibilità nel rispetto della vita, si preferisca non più toccarle. (almeno su suolo americano).
American sniper si eleva nel motivare una guerra che sta destalizzando da anni tutto il medio oriente. Non lo può fare che in modo sleale. Si pensa che, siccome derivante da una autobiografia, permetta al racconto di dare una valutazione errata dei fatti. In fondo, è il punto di vista del cecchino, quindi funge da narratore fallibile nell'esporre le sue motivazioni, però basato su storia vera. Il meccanismo base permette di smentire facilmente le critiche, come anche in Zero Dark Thirty (ZDT). Nel frattempo mostra inesattezze rilevanti, pur essendone ben cosciente. Ovviamente senza mettere quest'ultime al centro dell'attenzione o del tema, sarebbe scellerato. Perversamente ingannatore. Si può comprendere che il desiderio di Chris Kyle, di andare a combattere per un buon motivo, sia ammissibile. Ma che lo stesso, una volta coinvolto nella guerra, non si accorga di chi stia ammazzando, e di quali siano le dinamiche, è meno ammissibile, ma accettabile. O sarà un grande ignorante? Che poi questa autobiografia, tra le mani di autori e Clint, non riceva un adeguamento, o un pensiero a riguardo, specialmente attraverso il tema PTSD, ha un solo significato; meglio non pronunciarsi o alzari polveroni, e far sembrare che l'invasione americana sia cosa buona e giusta, anzi addirittura sa da farsi!
Non osavo immaginare che Clint Eastwood potesse usare la sua sensibilità a tali scopi. È un film fatto per dimenticare. Riscrive la storia, la confonde, ne ha il piacere di farlo. Da notare che American Sniper, come in ZDT e altri, sembra far parte di una saga propagandistica. Non sono per niente contro i film di guerra americani, ma non amo quelli basate su storie vere che danno motivazioni, false. Le riflessioni, seppur riflessioni, sono minori ed autoinflitte, condotte assai superficialmente, desiderando apparire sottoforma di autodenuncia. La pellicola di Clint persegue una politica, anzi ne fa parte, del caos dell'informazione. È come se vedessimo un cecchino durante un invasione di hitler in Europa, senza denunciarne la disumanità, elogiandolo ad eroe, soffermandoci sulle pesanti conseguenze da sopportare da parte del carnefice, flagellando il nemico, e motivando che sia una guerra corretta (senza nemmeno prendere in causa gli ebrei, lasciamoli dove sono). Se accadesse, l'indignazione sarebbe generale. La differenza tra le due situazioni, sono le informazioni che abbiamo ricevuto e sensibilizzazione a riguardo. Da una parte è curata nei dettagli. Nel altro caso, ciò che i media, a parte quelli indipendenti, non ci mostrano e spiegano, non lo vogliano nemmeno sentire, diventando eresia. Nell'era delle tre scimmiette e indifferenza, si può fare. Il risultato è caos, creato volutamente. Si nota invece come questa politica di disinformazione stia cogliendo i suoi frutti, tanto che a distanza di una decina d'anni, le critiche quasi non affiorano. L'Iraq, luogo delle missioni di Kyle, fu invaso nel 2003 perché si ritenesse in possesso di armi di distruzione di massa, inesistenti, e colpevole di sostenere il terrorismo. Saddam, un regime laico e non fondamentalista. Gli americani invadono, fanno terrorismo in un altro paese, e infrangono i diritti internazionali, nel silenzio dell'opinione pubblica. Non è poca cosa. Dovremmo imparare ad indignarci. Poi possiamo andare in piazza con un cartello ritraente la scritta "je suis charlie", ma se non sappiamo quali politiche portano a questo, serve a poco sollevare quel cartello. Oltre al fatto che dal 2001, sembrava pazzia dichiare guerra al terrorismo, in quanto troppo isolato e astratto, non un vero nemico da combattere. Oggi invece possiamo ringraziare di aver un nemico più unito e soprattutto forte.
Qui la settima arte non è più qualcosa da immortalare ideologicamente nel tempo, come forma di cultura. Si trasforma nel suo contrario, in qualcosa che io non comprendo più come cinema, ne come qualcosa che vada la pena di ricordare.
con il padre di famiglia che davanti ai figli, gioca in casa con una pistola in mano, puntandola alla moglie.
Armi e buoi dei paesi tuoi, si accoppano i famigliari tuoi. Imbattibile quando Bradley Cooper, un grande, accudisce un bambolotto di plastica. Scherzi a parte, la qualità tecnica è di alto livello. Meno invece alcune scelte, tra cui il finale ad alta tensione,
oppure le telefonate satellitari alla moglie nei momenti chiave.
Così, spiattellando fieramente un certo egocentrismo, e mostrando unilatermente che il lupo cattivo è in medio oriente, il cane pastore parte di corsa, non di certo per difendere le pecorelle indebolite, ma verso l'osso sotterrato. (oddio chissà cos'è!)
Come al solito, ci si aspetta molto da Clint Eastwood. Il titolo è poco promettente. Il livello è quello superficiale, privo di senso critico, anzi verso l'apologia di guerra. Speravo personalmente che il ruolo del cecchino fosse trattato diversamente; silenzioso, scegliendo meticolasamente punti strategici. Punti dove di tempo per meditare e provare a capire che stai facendo, vero Kyle? Tema del PTSD certamente non indifferente, ma più che trattato, usato a proprio scopo.
È un protagonista con una peculiarità non indifferente; è capace di distinguere obiettivamente il buono dal cattivo. Peculiarità degli eroi, specialmente fantasiosi dei fumetti. Le scene del bambino a cui dovrà, o non dovrà sparare, è simbolica. Non c'è rabbia, non esiste vendetta, ma solo correttezza, e la scelta è durissima. Ma ne siamo così certi? La realtà dei fatti parla chiaramente; di morti innocenti ce ne sono a bizzeffe, e la scelta di Kyle, diventa nella realtà troppo aleotoria per riuscire a definire il buono dal cattivo. Almeno tutto questo rappresenterebbe teoricamente quello che succede, sarebbe ancora andante, ma non è nemmeno così. Qui cade anche la teoria, e il simbolo su cui si basano queste scene, come la credibilità del film e del soldato. È falsare il vero, distraendo con dei momenti di tensione. È anche impressionare ingiustamente lo spettatore. Non vedo motivo di ricamarci sopra di quanto sia complicato sparare ad un bambino, o se faccia parte dell'asse del male oppure no. Per tutti questi film, dovrebbero porre regole di realizzarne uno dalla prospettiva opposta. O detto in altro modo; sei cattivo solo se spari verso l'invasore? Oppure, se difendi la tua casa da un invasore, chi è il cattivo? Nel film non ci si pone tutto questo, è dato per scontato, anzi la parole invasore è censurata, ammessi solo cani pastori.
È un eroe americano che dice la sua (autobiografia), che mostra di sentirsi uno come tutti noi (americani, è uno che non si tira indietro, lottando con i compagni in prima linea). Gli espedienti di Clint riescono nell'impresa impossibile; lo rappresenta come l'americano medio, lo elogia a tal punto da diventare eroe, facendoci dimenticare che è semplicemente un assassino di professione. È una macchina da guerra, che noi europei abbiamo finito di produrre molti, ma molti anni fa, e che proprio non concepisco.
Presenza, come ZDT anni fa, alle nominations degli oscar come miglior film. Sicuramente non vincerà. La sua presenza ha ben altro scopo; se non quello di allungare il braccio, e poter cogliere ed espandere una maggiore visibilità di una propaganda silenziosamente e fastidiosamente accondiscendente. Ne paga le conseguenze per esempio "Unbroken", che di certo batte questa ipocrisia. (ah già ma come è finita la guerra col giappone?)
Il polpettone "new generation", quello democratico e corretto, senza rambi di turno, solo realtà, tutto repubblicano, è così sfornato. Questa volta Clint non ci mostra bandiere americane ad ogni angolo, ma ha la saggezza del mostrarle tutte insieme alla fine.
outcast 01/02/2015 10:45:15 » Rispondi "È come se vedessimo un cecchino durante un invasione di hitler in Europa"; pare che in questo conflitto anche tu stesso sia in grado di distinguere obiettivamente il buono dal cattivo
Febrisio 01/02/2015 19:43:42 » Rispondi Mi sai dire se, "È come se vedessimo un soldatino durante un invasione di topolino in topolonia".... topolino è buono o cattivo? (forse sta riconquistando il suo territorio, forse no, ha una smania di potere, chissà...)
La frase che hai preso non è completa, rispetto all'esempio esposto. Quindi ci si può divertire a ricamarci tante riflessioni che non corrispondono. L'esempio ha diversi punti che equivalgono con la posizione di american sniper. Uno tra questi è che un film (di esempio con il cecchino di hitler) mostrerebbe che l'invasione è una guerra d'invasione CORRETTA, quando abbiamo le informazioni storiche che non lo è stato. Io non concorderei con questo film...
outcast 02/02/2015 12:49:52 » Rispondi nessuna guerra o invasione lo è solo topolino è sempre corretto
Febrisio 03/02/2015 21:42:22 » Rispondi Magari topolino per tutti questi anni, non ce la raccontata giusta... come madre teresa di c...