david briar 7½ / 10 12/10/2015 20:14:07 » Rispondi Magari "American sniper" poteva essere decisamente migliore con qualche accorgimento,ma è normale che si siano dovuti trovare dei compromessi per un film così difficile da fare,e che punta a un grande pubblico.Anche così,nella sua imperfezione,mi sembra più complesso ogni volta che ci penso,fattore importantissimo per un successo commerciale di questa portata.
Quello che più mi stranisce,nel leggere le critiche a questo film che recupero con colpevole ritardo,è la tendenza a fraintendere le opinioni del protagonista con il contenuto vero e proprio del film,come se il cinema comunicasse solo attraverso i dialoghi dei personaggi,specchi del pensiero del regista.Chiunque conosca un po' il cinema,o l'arte in generale,sa benissimo che non è assolutamente così,e anzi spesso si comunica soprattutto con altro. Eastwood invece ci pone principalmente due forti dilemmi,senza darci una precisa risposta:uno è quello morale,uno è quello sentimentale. Sulla moralità del film si è detto tanto,ma è interessante il modo in cui ti immerge in quella situazione,come a chiederti:"e tu che stai li a giudicare,cosa faresti?"Questo grazie alla solita sensibilità elegante del regista, che ci fa totalmente immedesimare nello sguardo del protagonista,un bravo Bradley Cooper molto aderente al ruolo.Le scene in cui prende la mira su bersagli apparentemente innocenti sono memorabili,già storia,ma in generale la sua ossessione viene espressa con grande efficacia.La visione sembra tutta dal punto di vista degli americani perché il protagonista è americanissimo,ma Clint inserisce abilmente sfumature,come in un funerale,che sembra sottolineare l'inutile pomposità della cerimonia militare.
Ma è stato il dilemma sentimentale,di cui si è parlato poco,a coinvolgermi maggiormente.Ora,sicuramente la sceneggiatura poteva dedicare maggiore attenzione a questo frangente,soprattutto nel finale,però quello che si vede funziona spesso.A partire dal primo incontro al bar,ma soprattutto nei momenti di discrepanza al telefono fra la calma in cui vive lei e la tempesta in cui vive lui,che rendono benissimo l'incomunicabilità fra la coppia.Il fulcro è un po lo stesso di una stupenda scena di "Heat" fra Al Pacino e la moglie,si parla di un marito che vive in mezzo a spoglie di gente morta(in questo caso le produce)a cui dà anima e corpo,e di quanto risulti complesso far conciliare tutto questo con il ruolo di marito e padre amorevole.Fra l'altro,il merito va dato anche a Sienna Miller,mai stata così spontanea.
Insomma,un film con un finale affrettato e qualche imperfezione qua e là,ma anche duro,asciutto,coinvolgente,incisivo e soprattutto complesso.La conferma che Clint è uno dei più grandi "uomini di cinema",talvolta banale nelle sceneggiature,ma mai nel modo di tradurle in immagini..
olikarin 27/05/2017 01:33:49 » Rispondi A me il film è piaciuto, certo considero un difetto il fatto che sia trattato tutto unicamente dal punto di vista degli americani.. Troppa nettezza, è solo bianco e nero senza sfumature, alla fine è sempre la solita storia.. Non bisogna fare di tutta l'erba un fascio ma tralasciamo questo aspetto.. Per quanto riguarda l'aspetto morale, il regista sì riesce a farci immedesimare nel protagonista, ponendoci davanti ai suoi stessi dubbi, alle sue ossessioni, rimorsi o sensi di colpa..
Tristissimo che la sua prima vittima sia proprio un bambino.. Per non parlare della scena in cui un bambino stava prendendo un fucile in mano e Chris, puntandolo a distanza, sperava che lo mollasse, altrimenti sarebbe stato costretto a ucciderlo.. In quel momento dimostra che uccidere non è qualcosa che fa in maniera fredda, ma anzi, è qualcosa che a poco poco lo cambia, ferendolo sempre più fino a renderlo irriconoscibile..
Anche a me è piaciuta molto la "parte sentimentale", anche se non le viene dato troppo spazio.. Ma non concordo completamente col tuo commento.. Penso che l'incomunicabilità tra i due sia dettata dalla troppa chiusura di lui (comprensibile comunque il fatto che avesse difficoltà a parlare di quello che viveva) tanto quanto dalla ovvia impossibilità di lei di capire sino in fondo ciò che provava lui, dal momento che non lo viveva e sperimentava sulla sua pelle. Non rischiava lei ogni giorno di morire fucilata, né uccideva nessuno. Ma da qui a dire che lei vive calma e lui nella tempesta ce ne vuole.
Non mi sembra leggero il peso che vive lei ad avere l'uomo che ama a distanza, per giunta in guerra. C'è una scena in cui si telefona e poi si verifica una sparatoria, lei sente spari e urla attraverso una cornetta telefonica e pensa che lui sia morto, e tra l'altro aspettava un bambino, quindi non sottovaluterei il suo stato d'animo nonché l'agonia di non sapere se lui dall'altra parte del telefono fosse vivo o meno. Non mi sembra si possa definire "calma" la situazione di una donna che vive i mesi prima del parto completamente sola senza il marito con la paura costante che gli succede qualcosa.. Anzi ne soffre tantissimo la distanza, e i figli pure.. D'altro canto è complessa la situazione anche per lui. Avrebbe dovuto sforzarsi di parlarle di più, aprirsi, tentare di renderla partecipe. Ma, tornando al discorso iniziale, certo è facile parlare da qui, sicuramente aveva molte difficoltà a farlo, molte paure, incertezze, sensi di colpa, domande. E magari trovava inutile parlare con chi non poteva comprenderlo completamente. Alla fine era lui quello che ricollegava ogni minimo rumore agli spari, alle grida, a quell'incubo che ha vissuto per tantissimo tempo. È stato lui a perdere un po' se stesso, ma in ogni caso questa situazione ha influenzato entrambi.. Trovo giusto dare a ciascuno l@ propria parte.. Alla fine comunque vendendosi incontro ce l'hanno fatta a ritrovarsi..
Mi è piaciuto molto il contrasto tra le scene di guerra e le scene che trattavano della vita privata del protagonista, un po' una pausa dopo la confusione degli spari.. Complessivamente un bel film..