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STILL ALICE regia di Richard Glatzer, Wash Westmoreland

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Light-Alex     8 / 10  02/02/2015 09:34:39Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Per alcune persone il sentirsi vivi, l'esistere è una cosa strettamente legata al loro pensiero.
Questo tipo di persone "sono" ciò che pensano, ciò che dicono. Sono le loro idee e il loro lessico. Il loro carattere, la loro personalità è ciò che li distingue dal resto degli uomini e li rende unici e speciali.

E' una questione di percezione di sé stessi, quasi un Cartesiano "cogito ero sum".

Nel momento in cui questa percezione comincia a sfaldarsi consumata dalla subdola malattia dell'Alzhaimer ecco che l'esistenza stessa perde significato. La cosa più importante che si ha, la propria anima per dirla in senso spirituale, svanisce. E' come morire, anzi forse peggio, perché muore la persona, ma resta fuori un fantoccio che non siamo più noi, che ci umilia, ci rende ridicoli e resta un peso per i nostri cari.

Questo percorso ammetto che è uno dei temi che mi colpisce di più in assoluto, una sorta di mia paura ancestrale e in questo film questo percorso è magistralmente descritto ed interpretato da Julienne Moore.

La sua Alice lotta per conservare sé stessa, per non dimenticarsi chi era e per godere degli ultimi momenti in cui sente di essere ancora la brillante professoressa di linguistica. E anche quando ormai il male ha preso il sopravvento su di essa, c'è ancora un barlume che ci fa pensare che là dentro in quella che ormai è una donna smarrita, non autosufficiente e che ha perso quasi del tutto l'uso della parola, ci sia comunque "Still Alice".

Non un film per tutti, crudo, doloroso. Lontanissimo dai sentimentalismi facili e dall'essere strappalacrime a tutti i costi. Nella prima parte mi ha lasciato la classica sensazione di "pugno nello stomaco". Poi l'avvicinamento alla figlia ribelle ha dato un po' di tenerezza alla vicenda, anche questa parte molto bella con Kristen Stewart che si sta liberando della patina da teen-movie e cresce bene.