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CRASH regia di David Cronenberg

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     9 / 10  23/08/2006 08:08:59Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
La cosa imbarazzante, a cominciare dalla "necrofilia" reale di alcuni critici conservatori, resta la definizione di "reazionario", atta ad esprimere qualcosa che in realtà è ben esposto nel nostro dna da voyeur.
Magari è facile trovare risibile o fuori le righe la recitazione non eccelsa (a parte la Arquette, sempre splendida anche con le protesi), volutamente romanzesca, provocatoriamente hard(core).
Ma nell'esposizione dei fatti noi troviamo parte di quell'"ottica della mitologia" che pretende di fondere dannazione e fama nella corsa verso la morte.
E' stato così per James Dean, per il quale non riusciamo ancora a liberarci dallo stereotipo che lo voleva ribelle, scorretto, e disposto a vendere la propria vita per una corsa in moto (in effetti così è stato dopotutto).
E' stato così per Jane Maysfield, bambolona dai grossi seni e dal cervello fino esposizione universale di un sex-symbol sgonfiato e lacerato irrimediabilmente in una morte ben piu' atroce di quella della sua ispirata eroina, Marilyn.
E quando i quotidiani e le riviste si affrettavano a parlare di film diseducativo rammentando quanto i suoi contenuti avessero le affinità delle lamiere contorte di un'auto tra le tante distrutte nel tempo, si prospettava un'altra ignobile fine: Diana Spencer e Al Fayed Jr. - vite spezzate in una turbolenta notte di Parigi.
Al Mito dell'esistenza i mass-media rispondevano beffardamente ricordando con una morbosità (quella sì) pornografica ogni particolare della loro (misteriosa?) fine.
A questo, e alla speranza (?) di un'umanità disperata, anonima e pronta a vendere la propria carne per il sogno/incubo di una morte "illustre", rispondeva Cronenberg con questo splendido film.
Nella sua vocazione autodistruttiva e nichilista, per quella maggioranza silenziosa e vagamente spenta (morta, dentro) indignata e col capo cosparso di cenere, resterà null'altro che un numero nel cinema "libertino" , pronto a immortalare seduzioni e perversioni costantemente "forti" per chi trova nel cinema il "momento magico" per fare sesso da solo.
Per tutti gli altri, l'evidente strazio di una verità che pochi hanno il coraggio di confessare, e che in fondo è la banalità spietata della morte comune e dei falsi miraggi di chi ambisce a restare "immortale"
giax-tommy  01/02/2008 01:00:59Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
diciamo che deve essere un pò troppo contestualizzato affinchè lo si apprezzi pienamente