E' inutile gridare allo scandalo di fronte a un'opera che non fa altro che disvelare le zone più o meno latenti del nostro essere. In un clima irreale, creato puntando sull'eccesso, Cronenberg mette in scena l'anima voyeristica dell'uomo, "malatamente" incline a bearsi delle sofferenze altrui e proprie, e che trae godimento ed ebbrezza dalle situazioni estreme al confine tra la vita e la morte, nonchè dalla morte stessa. Le ferite e le cicatrici rappresentano i segni tangibili di quella parte "oscura(ta)" del soggetto che, collateralmente a una visione estrema e promiscua del sesso, determina nella messa-in-scena "cronenberghiana" un ribalatamento dei canoni della morale tradizionale. Ciò che appare malsano e perverso diventa la normalità perchè fa parte ineludibilmente della natura umana.