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CRASH regia di David Cronenberg

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williamdollace     9 / 10  12/01/2010 17:31:46Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
“Abolire la morte è il nostro fantasma che si ramifica in tutte le direzioni” Baudrillard

“Il rimodellamento del corpo da parte della tecnologia”: lo scontro furioso senza effetti rallentanti e rallentati da intelletto sopraffino e nessuna gioia degli occhi tranne la lamiera infilata nella retina della presunta morale, scontri, dolorosi, rapidi e violenti come gli amplessi sui cofani e negli abitacoli, schegge di vetro e carni ricucite che sprigionano emoAzioni corporee e sventranti in morti viventi dallo sguardo fisso e distante, da binocolo, arrancanti arrapati respiri furiosi in cerca di prede ancora da cacciare in un nuovo territorio da protesi urbana erotica in cui si ode metallica la sinfonia delle cicatrici sopra le geometrie degli strumenti di controllo, l’inseguimento/spostamento l’accelerazione/decelerazione di Vaughan come un corteggiamento animalesco con la sua carrozzeria movente estensione dell’organo sessuale ["Per lui, ferite del genere erano le chiavi di una nuova sessualità, generata da una perversa tecnologia; e le loro immagini stavano appese nella sua galleria mentale come oggetti esposti in un museo da macello"], la perfetta simbiosi degli organi che irrompe come unione di corpi rimescolati dall’adesione delle loro forme inarcate sulle lamiere per/lustrate, l’estensione di un dominio eccentrico ed incontrastato del traffico che veicola e controlla fuori campo come un fantasma le vite degli individui sconnessi ai margini del paesaggio di piloni e cavalcavia, le maniglie come clitoridi, le manopole del cambio come ca.zzi, le cicatrici come orifizi, il simbolo come manifesto eretto del corpo e sulle sue superfici, nella psicopatologia del sesso strumento di guida e cofano accartocciato dell’animo, la lingua che insegue l’esplorazione delle suppelletili da cruscotto, una portiera aperta verso il futuro imbevuto di morte, il sedile imbottito come casa, il volante come rampa di lancio per la perdita e l’ossessione di ogni controllo, l’orgasmo come sbandata e crash reiterato.


“Il fine ultimo di Crash, inutile dirlo, è quello di monito, di messa in guardia dal mondo brutale, erotico e sovrailluminato, che sempre più suasivamente c’invia il suo richiamo dai margini del paesaggio tecnologico” J. G. Ballard, postfazione a Crash, 1974