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CRASH regia di David Cronenberg

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Woodman     9½ / 10  27/08/2013 16:36:07Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Questa volta Cronenberg, dopo la televisione, dopo la droga, prima dei videogiochi, ci mette alla berlina le macchine. Le automobili.
Film incubo al 100%. Saturo di malsanità, senza uno spiraglio di rassicurante "normalità", freddamente imbastito su un set grigio e ancestrale. Un altro, grandioso esempio di cinema pessimistico e definitivo di Cronenberg. Una genialata, da qualunque punto la si osservi.

Attori eccitati ed eccitanti scatenano una catena di allucinanti progettazioni dal sapore metallico e artificiale. Coniugazioni assurde di sessso, sangue, perversione malata.
Rosanna Arquette che provoca un venditore di auto con la sua gamba di ferro, mentre infila la mano nel ruvido pacco del sexyssimo James Spader.
Spader che non pensa già più alle ferite dell'incidente perchè Holly Hunter si è scoperta un capezzolo.
Deborah Kara Unger si eccita pensando senza freni o censure al sale dello sperma di Elias Koteas mentre Spader la stantuffa.
Elias Koteas mostra a cosa si dedica nella vita scopando con la Unger sul retro della macchina.
La Hunter e la Arquette si uniscono sui sedili, Koteas e Spader si possiedono al chiaro di neon. Si perde del tutto la retta via, perchè perfino la perversione può essere una strada dritta.
L'orgasmo è l'incidente, il crash. Oddio, ti prego fermati. Il brivido che ti irretisce lo stomaco, che ti assale mentre fiamme d'eccitazione giungono da ricettori diversi. Fuse insieme per ricevere il piacere fisico più potente del mondo.
Tanto ambizioso, tanto vuoto. Si illustra la morte eterna del sentimento, l'ossessione per il finto, l'artificio che gratifica i sensi, il progresso della disumanizzazione. Muoiono di pari passo anima e corpo, si uniscono alla carne inerte ed inutile delle fredde automobili, e quanta dedizione, quanta passione, quanto eccitante gusto vengono riversati! Pauroso.
Una realtà irrecuperabile, dominata dall'incessante ricerca del perverso gioco sterile, della porcheria più incosciente, dell'amplificazione sensoriale più immorale.
Piselli e vagine ambulanti, stoici, robotici, meccanici come le macchine che li soddisfano.
Provocazione e visione, critica e rivoluzione.
Musiche angosciose e suadenti del solito affidabile Shore, attori coraggiosissimi, adattamento sincero dal romanzo di Ballard.
Come già detto, un incubo.
Memorabile la scena dello "show" con la ricostruzione del fatale incidente di James Dean.
Terribile il finale, di impostazione visiva romantica, di contenuto opposto.
Opera sconcertante ben attenta a non farsi risucchiare dalla sua materia sporca: la regia distaccata e priva d'enfasi del maestro si limita a mostrare, a documentare il progresso più torbido della storia del cinema d'essai.

Fenomenale.