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TIMBUKTU regia di Abderrahmane Sissako

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ValeGo     8 / 10  16/04/2015 10:11:26Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il film è coinvolgente e profondo. E' uno squarcio di vita quotidiana, di ordinaria amministrazione in un paese caduto in mano ai fondamentalisti, in cui vige una legge fatta di doveri piuttosto che diritti. Ho trovato estremamente raffinato evitare volutamente un sovraccarico di odio e violenza che troppo spesso ci vengono propinati in modo spicciolo e teatrale. Voglio dire: non ce n'è bisogno. Lascia indifferenti il fatto che non si possa cantare e suonare nella propria casa perchè altrimenti vieni frustato a sangue? Lascia indifferenti vedere una donna che canta per sopportare il dolore delle frustate? Non è abbastanza tragico che la morte di una mucca provochi la distuzione di un nucleo familiare? Non è abbastanza tragico che una donna per strada possa essere data in sposa a uno sconosciuto solo perchè la sacra legge dice che è giusto dargli una sposa? Lascia indifferenti che le donne siano obbligate a portare i guanti? (significativa è la reazione di ribellione della ragazza che si rifiuta di mettersi i guanti perchè deve pulire il pesce con le mani e incita a tagliarle le mani) Lascia indifferenti vedere seppelliti un uomo e una donna fino al capo e poi presi a sassate fino alla morte? Lascia indifferenti vedere giocare a calcio con una palla invisibile?(scena tra l'altro che, nella sua tragicità, riesce a strappare un sorriso perchè la trovata della palla invisibile permette di trasformare una "partita di calcio" in semplice ginnastica quando i 2 tizi in moto vengono a controllare). Ho trovato interessante anche il modo in cui sono mostrati i fondamentalisti, un'accozzaglia di persone che per comunicare tra loro e con la popolazione necessita di 1 o più interpreti, che si limita ad applicare "la legge" senza spiegarne (o addirittura comprenderne) il motivo. A tal proposito ho trovato molto bello il dialogo con il capo spirituale locale che afferma che il dialogo è il mezzo più potente per arrivare alla gente, concetto ribadito anche da Satima quando cerca di convincere il marito a non recarsi armato dal pescatore. Il film si chiude ad anello riprendendo il motivo con cui è iniziato, l'immagine di una creatura che corre, esausta e disperata, lasciando allo spettatore la consapevolezza di quale sarà la sua fine.