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WHEN ANIMALS DREAM regia di Jonas Alexander Amby

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     6 / 10  19/03/2015 14:09:06Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Marie abita con i genitori in un piccolo villaggio della costa danese. La madre, oltre ad essere inferma mentalmente, è costretta su una sedia a rotelle per via di un morbo oscuro. La giovane lavora presso uno stabilimento ittico, è alle prese con le prime simpatie amorose e al tempo stesso preoccupata per alcune strane macchie apparse sul suo corpo. Il comportamento cospiratorio del papà e del medico di famiglia insospettiscono Marie, la quale inizia a cercare una correlazione tra il suo problema e la malattia che affligge la madre.
L'impianto minimalista di "When animal dream" lascia presagire cose interessanti, su tutte l'approccio e la trattazione piuttosto originale di un tema carissimo al filone horror.
La bellezza algida e spigolosa di Sonia Suhl illumina un punto di vista inedito, attorno al quale lo spettatore vaga in cerca di risposte accompagnando la protagonista.
Con il dipanarsi del mistero però la sceneggiatura comincia ad arrancare eccedendo in sfilacciature, l'indispensabile empatia diventa difficile da raggiungere mentre l'emarginazione sociale dettata dalla diseguaglianza non appare certo come una novità, come è di prassi la minaccia che da verbale trascende in quella fisica.
A mancare poi è l'adeguato crescendo drammatico, inoltre il disagio della ragazza viene dimenticato strada facendo con cambiamenti e presa di coscienza accettati un po' troppo facilmente.
Per certi versi ricorda "Lasciami entrare" di Alfredson, l'ambientazione nord europea e la fedeltà assoluta di un personaggio nei confronti del "mostro" sono punti di contatto evidenti, ma qui ci si ferma. Perchè Jonas Alexander Arnby realizza un lavoro degno di attenzione solo fino ad un certo punto, limitato com'è nello scavare la (teoricamente) tormentata personalità della protagonista, incapace di rendere un ambiente sufficientemente ostile con l'attesa esplicitazione finale abbastanza deludente in termini sanguinari.
La sensazione di incompletezza non abbandona mai la visione, la pellicola appare spesso depotenziata in quelli che dovrebbero essere i punti focali generando così per lo più noia anzichè interesse.