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KINGSMAN: SECRET SERVICE regia di Matthew Vaughn

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Invia una mail all'autore del commento LukeMC67     8 / 10  11/03/2015 10:18:03Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Intrattenimento puro, ma di altissima qualità visiva e contenutistica.
No, non è Tarantino: anche se il regista del Tennessee è ampiamente citato ("Kill Bill vol. 1 e 2"), in questo film manca tutta l'ironica autoreferenzialità del Nostro e ad essa si sostituiscono un sarcasmo, uno humour e una seriosità molto "british". Inoltre la sceneggiatura è decisamente più "classica" e anch'essa gronda sarcasmo e humour nero, come ad esempio nella battuta finale di Valentine.
Citazionista fino all'inverosimile (oltre all'evidente "Matrix" e a molti videogiochi "spara-spara" -magnifici i titoli di testa-, c'è Burton, Kubrick, Lyne, Dolan -per l'uso diegetico/extradiegetico della musica nella stessa sequenza-, persino Von Trier, ma soprattutto Cronenberg che viene citato continuamente: dai suoi cortometraggi d'esordio a "Rabid" e "Spider" passando per "Videodrome", "ExiStenZ" e soprattutto "Scanners"), dietro l'apparente patina blackbuster di divertimento scanzonato ma sempre rigorosamente eccessivo, cela una scorrettezza politica che ha rari equivalenti in giro. Infatti, se la confezione è decisamente americana, lo script e il sotteso che porta con sé è altrettanto decisamente europeo.
Dotato di sequenze da antologia (ne segnalo almeno tre: la cena esclusiva che Valentine fa servire al ricco Kingsman, fatta di pietanze del McDonald accompagnate da improbabili vini pregiatissimi, l'esplosione delle teste al Pentagono, mix perfetto di "Stranamore" e "Scanners" in salsa burtoniana con sottofondo musicale kubrickian-dolaniano e il massacro nella chiesa fondamentalista cristiana che sembra ammiccare persino ad Abel Ferrara: solo questa sequenza vale il biglietto dell'intero film, guardare per credere), tanto eccessivo e straripante quanto ultrarealistico e distopico (il mondo si salva, ma solo in parte), ha un sottofinale davvero ultrascorretto.
Gli abbasso di mezzo punto la valutazione perché il finale vero riporta un minimo di correttezza formale e contenutistica (il mercato statunitense andava ammiccato, il sottofinale era troppo europeo!) e poi perché la versione italiana ha inevitabilmente perso molti giochi di parole, riferimenti e soprattutto non ha potuto/saputo restituire tutta la diversità di livello linguistico dei diversi tipi di inglese usati (dal black slang statunitense al british oxfordiano passando per l'inglese popolare dei sobborghi londinesi), attenuando così la carica sarcastica del classismo denunciato e irriso nel film.
Goduria per i cinefili, divertimento assicurato per gli altri. Di sicuro non è un fimletto per bambini.