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PATRIA regia di Felice Farina

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Invia una mail all'autore del commento LukeMC67     6½ / 10  18/03/2015 10:33:08Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Se si potesse valutare questo film soltanto nella categoria dell'"impegno civile" meriterebbe un 9 secco secco. Ma il cinema non è fatto di sole intenzioni e bisogna guardare al prodotto finale. Felice Farina butta letteralmente al macero una buona regia, un soggetto e dei personaggi interessantissimi "incastrandoli" in una sceneggiatura che serve unicamente a introdurre un patchwork di documenti (ottimo il lavoro di ricerca e di montaggio) che ci ricordano tutte le nefandezze (ipermediatizzate) di cui si macchiò la Prima e l'inizio della Seconda Repubblica. L'intento è lodevolissimo: riportare alla memoria ciò che è stato abilmente rimosso dalla maggioranza del Paese; lo svolgimento scivola però nel didascalico, peggio, nel "bacchettonismo": per minuti e minuti veniamo investiti di questo materiale d'archivio chiedendoci alla fine cosa c'entri con la vicenda narrata. Il tutto viene risaltato dallo scontro tra il Sindacalista e il Lavoratore "fascista" disperato in cui le ragioni di quest'ultimo recedono visibilmente di fronte alle lunghe osservazioni verbose del primo.
Altrettanto gettato al vento il geniale personaggio interpretato da uno straordinario Carlo Gabardini: il portiere ipovedente della fabbrica che è il custode della memoria storica semplicemente perché si informa leggendo (nella fattispecie il Saggio da cui il film è tratto). Altro errore: la citazione esplicita dell'opera letteraria cui si ispira il film ne aumenta a dismisura il carattere didascalico depotenziando il bellissimo personaggio interpretato da Gabardini, personaggio che ha pure una notevole carica simbolica, oltre che sociale.
Infine, come ciliegina sulla torta, non funziona il finale (!): nel descriverci sbrigativamente che fine hanno fatto tutti i personaggi, il messaggio che vorrebbe essere positivo

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER naufraga nella descrizione delle vicissitudini dei vari personaggi reali di cui abbiamo ampiamente rivisto le ignobili gesta. E poi la vicenda non può assurgere a esempio in quanto le condizioni che hanno permesso la risoluzione della vicenda narrata sono difficilmente ripetibili in altri analoghi casi. Farina cita Moore ma a totale sproposito: il suo è un film pessimista e senza scampo.
Cinematograficamente, quindi, meriterebbe un'insufficienza secca. Cosa mi fa propendere per un 6 1/2, allora? Le cose buone che ci sono: il coraggio e la grande passione civile che ha mosso tutta la troupe e gli attori (Pannofino addirittura canta una lamentazione accorata e incazzatissima sui titoli di coda, il film è totalmente autoprodotto), l'ottima fotografia, l'ottimo lavoro di montaggio e di ricerca dei documenti, il soggetto -che si sarebbe prestato a una profonda riflessione sociale e avrebbe permesso una narrazione più scorrevole e intrigante-, il buon lavoro di regia.
Nel complesso, quindi, si ha la sgradevole sensazione di essere di fronte a un prodotto le cui singole componenti chimiche -molto ben definite nella loro singolarità- non si amalgamano affatto restando separate come l'acqua e l'olio. Gran peccato davvero.
Post Scriptum doveroso, tutto dedicato a Gabardini: ancora una volta si conferma l'assunto che i migliori attori drammatici siano quelli comici: la grande dignità, il realismo e la sofferenza che il Carletto nazionale è riuscito a infondere al suo personaggio commuovono sinceramente senza però mai scivolare nel pietismo. Una grande prova attoriale che sarebbe bello poter rivedere in altri personaggi "seri", magari sotto la direzione di qualche cosiddetto "grande nome".

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mmagliahia1954  30/03/2016 09:14:51Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Bravissimo. Visto ieri. Hai scritto un commento eccezionale. Mi sento quasi inutile a scrivere il mio. Marta