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INSIDIOUS 3 - L'INIZIO regia di Leigh Whannell

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     4½ / 10  06/11/2015 11:41:08Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ed ecco arrivare l'inevitabile fiacchissimo terzo capitolo dopo due film riusciti (in particolare il primo). Non ci voleva un genio per capire dove si sarebbe andati a parare considerato il successo ottenuto, ovvero lo scontato mero franchising atto a riciclare di continuo le solite idee. Cosa in cui è maestro un certo James Wan, indubbiamente abile a ricavare il massimo dai clichè dell'horror, a rielaborarli e ad applicarli ad uno script ben articolato, capace di momenti ansiogeni seguendo uno schema magari risaputo ma per nulla tediante.
A Leigh Wannel (amicone di Wan, sceneggiatore dei primi "Saw" e degli "Insidious" precedenti) il giochetto non riesce, la storia dell'evocazione errata è vecchia come il cucco.
Trattasi di un prequel, la famiglia Lambert ha infatti ancora da passare i suoi guai, questa volta tenuti in serbo per una giovane aspirante attrice, sfortunata nel trovare anzichè il contatto con la madre defunta, quello decisamente più pericoloso e invadente di un'entità demoniaca.
Non c'è un filo di originalità, tutto visto e stravisto -soprattutto siamo alla terza volta in cui viene riproposto lo stesso canovaccio- non ci sposta di un millimetro da vie narrative collaudatissime ma ormai stantie, e la noia impera nonostante i collegamenti con i precedenti capitoli funzionino a partire dalla presenza della medium Elise Rainer (riguardo la quale scopriremo qualcosa risalente al suo passato).
Purtroppo i motivi di interesse sono davvero minimi: i personaggi sono mosci, l'essere malefico è elaborato malamente e il cosiddetto "Altrove" - semplificato in modo inconcepibile- perde il confronto con quello elaborato da Wan. La confezione è al solito molto curata ma puntare (quasi) esclusivamente su ambientazioni, fotografia e i soliti jump scares, tra l'altro per la maggior parte ampiamente prevedibili, è l'ennesima conferma riguardo l'evitabilità della visione.