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FITZCARRALDO regia di Werner Herzog

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BlackNight90     9 / 10  29/06/2010 03:18:17Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"Mi sono guardato alle spalle e nello stesso odio ribollente si ergeva iraconda e fumante la foresta vergine, mentre il fiume nella sua maestosa indifferenza e condiscendenza sprezzante annientava ogni cosa: la fatica degli uomini, il peso dei sogni, le pene del tempo." (‘La conquista dell'inutile', W. Herzog)

'Fitzcarraldo' è un film vero: non solo perché prende spunto da una storia vera, ma perché quello che si vede non è semplice rappresentazione ma realtà. L'impresa titanica di spostare una vera nave da un fiume all'altro, l'incidente durante il trasporto, il fiume in piena che rischia di travolgere la nave e i suoi passeggeri, senza contare tutte le disavventure che ha subito la troupe (e che il regista ha raccontato in un suo bel libro, 'La conquista dell'inutile'): morti, feriti durante le riprese, indios morsi da serpenti velenosi e costretti ad amputarsi le gambe, l'abbandono di Mick Jagger e Jason Rombards, ecc.
E' questo che rende questa pellicola di Herzog così unica nella sua filmografia ma al tempo stesso così rappresentativa del suo cinema: Herzog E' Fitzcarraldo, senza ombra di dubbio, ogni goccia di sudore versato, ogni grammo di intelletto usati appartengono ad entrambi, tutti e due sono conquistatori dell'inutile.
Fitzcarraldo è un sognatore e come tale anche lui è, come molti personaggi herzoghiani, non compreso, deriso dai suoi (dis)simili che badano solo all'interesse materiale, all'utile.
Ma realizzare il suo sogno, costruire un teatro dell'Opera nel mezzo della giungla, vuol dire porsi 'contro natura', vuol dire sfidare i limiti della natura e sconfiggerli. Lo stesso Herzog non ama affatto la natura, o meglio la ama tanto quanto la odia, la teme per la sua mancanza di armonia e la sofferenza che nasconde dietro la sua apparente e lussureggiante bellezza.
Il viaggio (solo in apparenza conradiano) dell'uomo per la realizzazione dei suoi sogni, senza umiltà, nonostante abbia la purezza della vera passione, è destinato al fallimento.
Eppure questo scontro con la natura per la prima volta ha un risvolto positivo e un finale ottimista: l'uomo non può ottenere il successo concreto e materiale, ovvero il teatro dell'opera, ma gli rimane la musica, astratta ma vera come la passione, le uniche cose che non si possono togliere all'uomo
E se alla fine chi sogna non può veramente spostare le montagne, può portare il suo sogno aldilà di esse.
Un difetto del film è che forse lo stesso sembra smarrirsi nella grandiosità della sua impresa apparendo poco equilibrato, ma Kinski è ancora una volta magnifico nell'adattare il suo volto al protagonista: il suo sguardo entusiasta, ingenuo e genuino, quasi stralunato esprime alla perfezione gli stati d'animo di Fitzcarraldo il sognatore.