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TOP OF THE LAKE - IL MISTERO DEL LAGO - STAGIONE 1 regia di Jane Campion, Garth Davis

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Invia una mail all'autore del commento NotoriousNiki     8½ / 10  05/12/2015 19:00:11Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Miniserie prodotta per lanciare sul mercato il canale del Sundance, celebre per il suo festival, dal 2014 con l'avvento di SundanceTV proiettato anche al mondo della serialità.
Sundance Festival che è solito regalare una rassegna di cinema rigorosamente indipendente, una delle punte di diamante è la femminista Jane Campion, e proprio a lei è ricaduto l'onere di creare la prima serie.
Autrice che in carriera ha ottenuto tutto (sostegno di pubblico e critica oltre che un numero indecifrabile di premi) con una pochissima mole di film, poco interessata al mercato, priorità che invece concede all'arte, regalandoci in 20 anni una mezza dozzina di ritratti femminili, un mondo sul quale ama disquisire, anteponendo le immagini alla parola (pensare all'affetta da mutismo Holly Hunter di The Piano), donne scomode perchè inseguono il loro istinto di libertà (la Kate Winslet di Holy Smoke o la Kerry Fox di Un angelo alla mia tavola ), un cinema in perenne debito con la sua formazione pittorica e fotografica, carica i suoi film di suggestioni cromatiche che hanno il compito di determinare il clima emotivo dell'opera, skyline illuminate dal tramonto, bruma nei pressi di un lago, a dare un risvolto gotico, niente lasciato al caso.
Romanticismo è il periodo in cui si muove con miglior destrezza, grandi spazi, routine femminile fatta di apparenze e molta immaginazione, spesso castrate da un periodo storico ancora diffidente verso il gentil sesso, film in costume terra di conquista per la neozelandese meno quando si muove ai giorni nostri, un po'incerta in Holy Smoke, anche peggio nel noir 'In The Cut', caduta terminata con l'ottimo 'Bright Star' ritornata non a caso a 2 secoli fa.

Ciò che è mancato nel noir 'In the Cut' è riuscito in questo noir dalle tinte gialle, ci regala un altro ritratto fantastico che non è quello della protagonista Elizabeth Moss (meravigliosa come in Madmen) ma di una bambina violata...


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diventata oggetto del mistero di una comunità, delineata con perizia, ambiente e comunità creano il medesimo connubio di Lynch in Twin Peaks, senza quei personaggi stravaganti ma altrettanto ambigui, ognuno sembra nascondere qualcosa, ognuno accoglie con diffidenza il nuovo detective (pensare a The Wicker Man).
Ritmo lento che si concede qualche inquadratura ammirata sul lago, uno sguardo approfondito sul bosco e qui davvero sembra di rivivere l'anticamera della Loggia nera, Glastonbury Grove, la minaccia della natura che prevale ineluttabilmente sull'uomo, uno straordinario Peter Mullan che fa l'Harvey Keitel, una Holly Hunter alter ego della Campion stessa, accettata la lentezza lirica della sua regia si rimane fagocitati dall'indagine, whodunit strettamente classico forse anche prevedibile ma è tutto ciò che gira attorno che interessa la Campion, in particolar modo l'ennesimo grande ritratto femminile da lei partorito.